Corriere della Sera

Il ritorno di Roy Paci dopo 7 anni di silenzio: nel cd la mia «mezcla»

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Ci sono voluti sette anni per ascoltare il nuovo disco di Roy Paci (foto) & Aretuska. «Nel frattempo abbiamo girato il mondo. Del resto non avevamo fretta, nessuno ci correva dietro — racconta Paci, parlando dell’album Valelapena, anticipato dai brani Tira e Revolution —. E il caso ha voluto che il disco sia uscito in concomitan­za con la ricorrenza dei nostri 20 anni di storia. Un'uscita apotropaic­a e un buon modo per festeggiar­e». Il trombettis­ta siciliano non nasconde che l’album di inediti è stato «sofferto», anche per un ultimo anno difficile a livello personale, ma che rispecchia nel titolo la voglia di provarci sempre. «Nonostante le asperità e le negatività che la vita ci costringe ad affrontare, vale la pena. Sempre». Il disco segna una svolta e un'evoluzione nel percorso musicale di Paci: «Non ho mai amato la ghettizzaz­ione delle categorie né l’ortodossia musicale. Per me vige la libertà musicale, non nel senso di ibrido, ma di una ricerca sonora approfondi­ta. In Valelapena c’è tutta la mia “mezcla”, la miscela di suoni latini e africani che si è marmorizza­ta dentro di me». E libertà significa anche andare a Sanremo? «Perché no? Claudio Baglioni può piacere o no, ma è un artista valido ed è un bene che ci sia un grande musicista alla direzione artistica del festival. Io ne sono contento e potrei finalmente decidere di buttarmi».

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