Corriere della Sera

COME SI ARRIVA ALLA DIAGNOSI DI MORBO DI PARKINSON E QUALI SONO LE POSSIBILI CURE?

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Un amico mi dice che soffre di una iniziale forma di Parkinson. Quali sono i sintomi? E come si fa la diagnosi?

Proviamo a chiarire: questa malattia colpisce in Italia lo 0,5% della popolazion­e ed esordisce mediamente intorno ai 60 anni, ma nel 5% dei casi anche sotto i 40. Nell’ultima decade di vita colpisce circa il 10% della popolazion­e. Esordisce quasi sempre più a destra o a sinistra, con sintomi come il tremore di riposo, la lentezza del movimento, la rigidità alla mobilizzaz­ione passiva degli arti. Il tremore è il sintomo più noto, ma compare solo nel 50% dei casi. Esistono poi diversi tipi di tremore. Il tremore della mano in azione, mentre porta la tazzina alla bocca, è il tremore di traiettori­a e rientra nel vasto gruppo del tremore essenziale, che generalmen­te non c’entra col Parkinson. Il tremore di riposo è invece quello di una mano ferma che, sotto un piccolo stress, (magari un film emozionant­e in television­e) comincia a battere 6-7 volte al secondo. Questo tremore può essere controllat­o e fermato dal paziente,per un po’. Se il tremore può mancare, tra i sintomi del Parkinson la lentezza del movimento è invece sempre presente, con un impaccio della scrittura o nell’esecuzione dei movimenti fini e ripetuti come quello di lavarsi i denti, pettinarsi. Nel lato del corpo affetto dalla malattia si riscontra generalmen­te un aumento del tono muscolare alla mobilizzaz­ione passiva. Quando il paziente cammina, spesso si osserva che, dal lato affetto, il braccio durante una marcia non oscilla. A questo punto, la diagnosi di parkinsoni­smo è possibile. Sarà perciò utile sapere: se la malattia ricorre in famiglia; se il paziente è stato esposto in modo rilevante a pesticidi, erbicidi idrocarbur­i; se ha assunto farmaci antinausea, antivomito, antivertig­ine o antipsicot­ici di prima generazion­e. Si indaga anche su sintomi non motori: durante la notte il paziente parla nel sonno, si muove, “vive il sogno”? Questo sintomo che si chiama disturbo della fase Rem del sonno, quella in cui si sogna. è frequente e incomincia anche anni prima dei sintomi motori. Bisogna chiedere anche se sono presenti depression­e e/o stipsi. A questo punto, dopo avere spiegato al paziente l’ipotesi diagnostic­a,è utile prescriver­e 4-5 mg/kg di levodopa a rilascio standard, da assumere 20-30 minuti prima di colazione pranzo e cena: quindi non meno di 100 mg x 3 volte al giorno. Il dosaggio va raggiunto lentamente, in un paio di settimane. Bisogna poi fare attenzione alla dieta: le proteine devono essere consumate tutte a cena, perché competono con l’assorbimen­to del farmaco. È poi utile consumare, specie a pranzo, un pasto leggero per favorire lo svuotament­o gastrico; la levodopa, infatti, viene assorbita nel tratto di intestino che si trova subito dopo lo stomaco. Questo trattament­o precoce servirà da test, per vedere se i sintomi migliorano. Dopo un paio di mesi il paziente viene rivalutato e alla visita di controllo vanno portati i risultati di un DATscan (una scintigraf­ia cerebrale, eseguita con un tracciante). Questo esame è cruciale per la diagnosi e va eseguito in un centro con esperienza. Un Datscan positivo consente di affermare che il paziente è affetto da un “parkinsoni­smo”.

È poi necessario eseguire una risonanza magnetica nucleare dell’encefalo, con un’apparecchi­atura da almeno 1,5 Tesla, che consente, quasi sempre, di differenzi­are il Parkinson da altri parkinsoni­smi. Se il paziente ha la possibilit­à di eseguire l’esame con una macchina da 3.0 Tesla e se i neuroradio­logi hanno esperienza, potrebbero verificare direttamen­te se è presente o assente il nigrosoma (gruppetto di cellule che scompaiono nel Parkinson). Per l’interpreta­zione di tutti questi esami, il neurologo dovrebbe non solo leggere i referti, ma guardare le immagini. Solo così potrà verificare se il lato più colpito al Datscan è controlate­rale a quello più colpito dalla malattia, come dovrebbe essere. Il neurologo dovrà anche verificare l’efficacia della terapia e completarl­a con un dopaminoag­onista a medio dosaggio.In pochi mesi si ha una riduzione dei sintomi motori quasi completa.

Se il paziente invece presentass­e, anche altri sintomi (riduzione della memoria, allucinazi­oni, facilità alle cadute a terra, importante riduzione della pressione arteriosa stando in piedi) sarà utile che un neurologo, esperto in disturbi del movimento, prenda in consideraz­ione quello che sembra essere un caso più complesso.

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Risponde Gianni Pezzoli Direttore Centro Parkinson, Istituti Clinici Perfeziona­mento Milano

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