«Chi ha incastrato Peter Pan?»: quando l’usato sicuro non dà garanzie
La nostra tv ha un tasso di innovazione molto basso, il pubblico tende a premiare ciò che conosce, ma talvolta l’«usato sicuro» non si rivela poi così affidabile. Fra i tonfi di quest’inizio di stagione si può senz’altro annoverare il ritorno di Paolo Bonolis con un suo «classico», «Chi ha incastrato Peter Pan?». Lo show coi bambini ha fatto la fortuna di diversi programmi in una certa stagione (da «Ti lascio una canzone» a «Little Big Show»), che forse sembra esaurita.
Per un programma di prima serata, Canale 5 mira almeno al 15% di share (anche se, nella «garanzia» di quest’anno partita a settembre, siamo ancora sotto al 14%), ma questa volta Bonolis sembra più in difficoltà. In particolare, la seconda puntata, di giovedì scorso, si è fermata al 13,3% di share, per un ascolto medio di 2.832.000 spettatori.
Era andata meglio la settimana prima (3.578.000 spettatori medi, 18,4% di share), ma era ovviamente l’esordio. Bisogna considerare, in questo caso, la forza della controprogrammazione: su Rai1, la fiction — altrettanto storica e consolidata — «Provaci ancora prof», con Veronica Pivetti, ha fatto il pieno (4.352.000 spettatori, 18,9%), puntando su un pubblico simile (molto femminile, anche se più anziano). «Chi ha incastrato Peter Pan?» (che si avvaleva di ospiti come Fedez e Lino Banfi) ha raccolto un’audience prevalentemente femminile (toccando il 15,4% di share su target) e più giovane: il pubblico con età comprese fra 15 e 44 anni (oltre il 16% di share) è però minoritario nella platea generalista (circa 800 mila spettatori con queste età ha seguito «Peter Pan»).
Questi «tonfi» mettono in luce le debolezze strutturali della nostra tv: che ripete le formule fino alla consunzione, che fatica a innovare, che punta sempre su progetti legati alle star più che alle idee (di qui lo strapotere degli agenti…). a.g. In collaborazione con Massimo Scaglioni,
elaborazione Geca Italia su dati Auditel