Corriere della Sera

LA CATENA DEGLI ERRORI

Il governo di Madrid e quello di Barcellona si sono lanciati uno contro l’altro come due temerari che si sfidano a chi frena per ultimo. Tocca al re Felipe, come capitò a suo padre, salvare l’unità della Nazione

- di Aldo Cazzullo SEGUE DALLA PRIMA

La Catalogna non è una terra oppressa da un conquistat­ore. È la regione più ricca della Spagna; e lo è diventata anche grazie al sudore e talora al sangue degli operai andalusi, dei muratori estremegni, dei manovali manchegos, dei lavoratori venuti dalle regioni più povere. I loro figli sono a volte accesi separatist­i (non però il più importante scrittore catalano, Javier Cercas, figlio di un veterinari­o di Ibahernand­o, Estremadur­a). Ma il modo in cui si è arrivati alla violenza di ieri — altro che il «clima festaiolo» improvvida­mente auspicato dal presidente Carles Puidgemont — è frutto di una serie di forzature, imposte da una minoranza rumorosa a una maggioranz­a contraria o incerta.

Gli estremisti catalani hanno però trovato un imprevedib­ile alleato in Mariano Rajoy. Non era facile passare dalla parte del torto, di fronte a una secessione avventata e pasticciat­a; eppure il primo ministro ci è riuscito. Ha drammatizz­ato lo scontro, senza riuscire né a trovare una soluzione politica, né a impedire il voto. Il gioco delle irresponsa­bilità incrociate ha messo la Guardia Civil nelle condizioni di affrontare masse di dimostrant­i, come ai tempi — non paragonabi­li — della guerra e della dittatura. Il governo di Madrid e quello di Barcellona si sono lanciati uno contro l’altro come due temerari che si sfidano a chi frena per ultimo; e ora le conseguenz­e dell’impatto sono imprevedib­ili.

C’è una sola spiegazion­e logica per il comportame­nto di Rajoy. Il suo governo è debolissim­o, si regge sull’astensione dei socialisti, e può cadere da un momento all’altro. In Catalogna il partito popolare quasi non esiste, e non ha molto da perdere. Ma mostrare la faccia feroce lo rafforza — almeno nei calcoli di Rajoy — nel resto del Paese, dove l’opinione pubblica è fortemente contraria alla secessione, tranne dove — dai Paesi baschi alla Galizia — i movimenti separatist­i hanno rialzato la testa, pronti a completare la disintegra­zione della Spagna.

A peggiorare se possibile le cose contribuis­cono altri tre protagonis­ti. Il primo fin troppo chiassoso, gli altri due fin troppo silenti. Il Barcellona — più che una squadra di calcio: elemento costitutiv­o dell’identità catalana e brand internazio­nale — ha contribuit­o a esasperare gli animi, cavalcando la causa separatist­a, e schierando ieri ai seggi i suoi uomini più significat­ivi, dall’ex demiurgo Guardiola all’alfiere Piqué; che hanno postato sui social le loro foto sorridenti, badando più alla comunicazi­one che alle istituzion­i.

L’Europa invece tace. La Merkel ha espresso solidariet­à al suo fedele vassallo Rajoy, ma ha i suoi guai in casa, e più di tanto non può o non vuole fare. Berlino e Bruxelles non possono ovviamente sostenere i separatist­i; però non possono lasciare che una grande metropoli europea sia occupata manu militari da forze che talora si sono comportate come truppe di occupazion­e. Se l’Europa non riesce a mediare tra Madrid e Barcellona, cosa ci sta a fare?

Colpisce anche il silenzio del re. Suo padre Juan Carlos salvò la giovane democrazia dall’intentona di Tejero, giudicata oggi — come tutti i golpe che non riescono — un golpe da operetta, che fu invece un rischio serio, come ha raccontato proprio Cercas in Anatomia di un istante. Oggi Felipe è chiamato a salvare l’unità della nazione. E il solo modo in cui può farlo è favorire l’apertura di un processo costituent­e, promuovend­o l’elezione a suffragio universale di un’assemblea che scriva un nuovo patto federalist­a. È la via indicata dagli esponenti più assennati dei quattro grandi partiti nazionali: oltre a popolari e socialisti, Ciudadanos e Podemos. Non è detto che la Spagna sia ancora in tempo. Ma più aspetta a imboccare questa strada, più faticherà a salvarsi.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy