Corriere della Sera

«Ora una riforma della Costituzio­ne o la Spagna non avrà un futuro»

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DALLA NOSTRA INVIATA

«Mariano Rajoy sta giustifica­ndo la brutalità dimostrata dalla Guardia Civil e dalla Policía Nacional contro una popolazion­e civile, contro cittadini che, con o senza ragione, volevano solo andare alle urne e votare». Luis Sepúlveda, scrittore cileno che ha scelto di vivere in Spagna il suo lungo esilio, e di cui è appena uscito in Italia il libro Storie ribelli (Guanda editori), risponde al Corriere proprio mentre in tv scorrono le immagini della conferenza stampa del premier spagnolo. E non gli piace nulla di quello che sta ascoltando. «Fino a pochi giorni fa, il numero dei catalani disposti a partecipar­e al referendum era la metà di quelli che hanno poi tentato di votare. Non hanno votato per o contro l’indipenden­za, votavano per il diritto a decidere liberament­e, e contro l’arroganza di un governo ottuso, troppo vicino al franchismo, troppo immobile e insensibil­e ai problemi che si devono risolvere in modo politico e mai con la forza della repression­e».

I suoi colleghi Vargas Llosa e Javier Cercas hanno definito il referendum un golpe…

«Sciocchezz­e. Chi ha fatto un colpo di Stato? Quelli che sanguinava­no nelle strade e negli ospedali della Catalogna?».

Come si è arrivati fin qui, chi sono i «colpevoli»?

«C’è stata una lunga serie di offese e incomprens­ioni tra lo Stato spagnolo e la Catalogna, e la situazione si è aggravata quando il Tribunale costituzio­nale, composto da giudici in maggioranz­a di destra, ha eliminato lo Statuto d’autonomia catalana, votato e approvato dal Parlamento della Catalogna. Poi c’è l’immobilism­o della destra, la tattica di Rajoy è non fare nulla, perché tutto scivoli via,

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