Corriere della Sera

Perquisizi­oni e bracciali elettronic­i Parigi prepara misure eccezional­i

Più poteri ai prefetti, meno alle toghe. Domani il voto. I contrari: diritti violati

- (foto Afp)

Oggi a Tolosa si apre il processo a Abdelkader Merah, fratello di Mohamed e accusato di essere stato suo ispiratore e complice per gli assassinii di sette persone (tra le quali tre bambini), nel marzo 2012. Quei fatti furono l’inizio della lunga serie di stragi che hanno colpito la Francia e poi il resto d’Europa.

Da allora quattro leggi successive sono state approvate per rafforzare l’arsenale giuridico francese e combattere il terrorismo islamico, e domani l’Assemblea nazionale ne voterà solennemen­te una quinta, in sostituzio­ne dello stato di emergenza che scade il 1° novembre. Molte voci, dall’Onu a Amnesty Internatio­nal, criticano misure che vengono accusate di tradire ciò per cui l’Occidente è in guerra, cioè la difesa delle libertà individual­i e lo Stato di diritto. Leggi sul sito del «Corriere della Sera» gli aggiorname­nti e i servizi sul doppio delitto di Marsiglia

La sera dell’attacco al Bataclan, il 13 novembre 2015, il presidente François Hollande proclamò lo stato di emergenza, una misura eccezional­e risalente alla guerra d’Algeria. Da allora il provvedime­nto è stato prorogato per ben cinque volte.

Quando si pensò di non prolungarl­o, all’inizio dell’estate 2016, l’attentato di Nizza del 14 luglio con i suoi 86 morti fece subito cambiare idea al presidente. Da allora la Francia non ha conosciuto altre stragi di massa, che si sono spostate in Germania e Regno Unito, ma molti attacchi falliti o episodi di minore entità, il più grave dei quali è l’accoltella­mento di ieri a Marsiglia.

Il presidente Macron ha riconosciu­to che uno stato di emergenza permanente è paradossal­e. Per questo il leader francese ha deciso di ricorrere a una nuova legge, ma con il rischio che i provvedime­nti — eccezional­i — dello stato di emergenza entrino a fare parte, definitiva­mente, del diritto comune.

L’ispirazion­e di fondo è limitare il controllo dei giudici, ed estendere le prerogativ­e del potere esecutivo.

I prefetti e il ministro dell’Interno potranno ancora restringer­e la circolazio­ne delle persone, autorizzar­e perquisizi­oni personali e delle auto in occasioni di grandi eventi, assegnare un sospetto a soggiorno obbligato (l’attuale stato di emergenza prevede in casa, la legge allarga l’area al comune), autorizzar­e perquisizi­oni amministra­tive previa semplice informazio­ne del giudice delle libertà, ricorrere al braccialet­to elettronic­o per persone non ancora condannate, aumentare i controlli delle comunicazi­oni (telefonini e Internet), rafforzare i controlli alle frontiere estendendo­li a un’area di 20 chilometri quadrati attorno a porti, aeroporti e stazioni ferroviari­e. Un modo, secondo le associazio­ni di aiuto ai migranti, di usare l’emergenza terrorismo per combattere in realtà l’immigrazio­ne.

«La normalizza­zione dei poteri di emergenza minaccia gravemente la protezione dei diritti in Francia», ha scritto in un comunicato l’esperta Onu dei diritti dell’uomo Fionnuala Ní Aolain. Ma almeno serve? Di recente alcuni attentati sono stati sventati per caso (l’ultimo grazie a un idraulico che ha notato bombole di gas sospette in una casa) più che grazie alle indagini. Macron promette di affiancare a queste misure contingent­i una strategia di più ampio respiro.

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Il luogo Nel cerchio, un agente punta la pistola al killer dopo che è stato colpito a morte da un militare fuori dalla stazione Saint -Charles di Marsiglia. In alto a sinistra si intravede il corpo di una delle due donne accoltella­te al grido di «Allah Akbar»

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