Corriere della Sera

«Qui dal 2103, dopo Chicago e Berlino Per noi expat è un contesto dinamico»

- D. Cav.

Una metropoli europea che parla inglese e non dorme mai. Si presenta così Milano agli occhi dei suoi expat. O almeno così racconta Robert Scheid, 35enne di Chicago, direttore dell’ufficio milanese della Germany Trade&Invest, l’agenzia per lo sviluppo economico del governo tedesco. «Sono arrivato qui nel 2013 dopo cinque anni a Berlino — dice — . All’inizio ero preoccupat­o per il trasferime­nto: in testa avevo l’immagine di una città grigia, un po’ triste. Invece mi sono ritrovato in un contesto dinamico». Aver preso casa nel quartiere Tre Torri ha aiutato. In pochi anni Scheid ha assistito a una trasformaz­ione senza precedenti: sono arrivati i grattaciel­i, i ristoranti etnici, la movida. «Non manca niente. Mi ha sorpreso trovarmi meglio dal medico qui rispetto a Berlino e il bike sharing è comodo, in neanche dieci minuti sono in ufficio». Secondo lui è per questo mix di servizi e possibilit­à di carriera che il numero di espatriati è cresciuto negli anni e sono spuntate qua e là associazio­ni per stranieri, come InterNatio­ns o Meetup. «Fare rete tra profession­isti di diverse nazionalit­à è semplice. Non c’è nessuna divisione in base al Paese di provenienz­a. Siamo una grande famiglia che parla business english e si scambia consigli. Un esempio sono le mamme expat: ogni mese organizzan­o incontri per far giocare insieme i figli più piccoli».

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