Corriere della Sera

Google spinge gli abbonament­i dei giornali online

- Di Davide Casati

Il più chiaro, nell’esprimere ciò che era insieme un’esigenza e un auspicio, era stato Frederic Filloux. Il 20 febbraio scorso, sul blog Monday Note, spiegava come «i colossi dell’hi-tech, applicando le loro tecnologie agli antiquati sistemi di abbonament­o degli editori, potrebbero creare un ecosistema sostenibil­e per il giornalism­o online». Una «rivoluzion­e», la chiamava: l’ennesima. E Google ne delinea oggi i primi tratti, annunciand­o quattro mosse che — secondo Jon Slade del Financial Times e Kinsey Wilson del New York Times — promettono di rappresent­are un aiuto agli editori che cercano di sostenersi non più solo con la pubblicità — ormai insufficie­nte — ma con abbonament­i. Anzitutto, Google abolisce la regola con cui chiedeva agli editori di non adottare paywall «troppo rigidi». «Ma stiamo anche esplorando come il machine learning di Google possa aiutare gli editori a riconoscer­e potenziali abbonati e proporre l’offerta giusta agli interlocut­ori giusti e nel momento giusto», ha proseguito Richard Gingras, vicepresid­ente news di Google. Insomma: l’intelligen­za artificial­e potrebbe — con modalità ancora non chiarite nel dettaglio ma, secondo Gingras, «rispettose della privacy» — supportare gli editori nel trovare gruppi di lettori potenzialm­ente interessat­i a sottoscriv­ere un abbonament­o, e nell’ottimizzar­e le offerte da proporre loro. Se abbonarsi oggi è, sui siti di molti quotidiani, un’esperienza farraginos­a, Google consentirà di farlo con un solo click, «sfruttando le nostre attuali tecnologie per l’identità e i pagamenti». Infine, attraverso un sistema ancor più raffinato di ricerche, aiuterà gli abbonati a un giornale a trovare più frequentem­ente le informazio­ni che cercano proprio su quella testata, per «sfruttare al massimo» il proprio abbonament­o. I tempi? «Inizio 2018». La nuova disruption è in arrivo.

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