Corriere della Sera

IL MONDO SOMMERSO

L’appuntamen­to Domani e dopodomani, Milano ospita One Ocean Forum, dedicato allo stato di salute degli abissi. Una studiosa qui spiega perché questo sarà l’anno della svolta SONO IL 70 PER CENTO DEL PIANETA MA DEGLI OCEANI SAPPIAMO POCO «E I FONDALI SI S

- di Giovanni Caprara

«Per gli oceani siamo ad un anno di svolta; finalmente emerge la consapevol­ezza necessaria per affrontare e risolvere sia i problemi che li affliggono ma anche l’appropriat­a conoscenza di un mondo ancora in gran parte ignoto». Sono parole cariche di ottimismo quelle pronunciat­e da Francesca Santoro della Commission­e Oceanograf­ica intergover­nativa dell’Unesco e presidente del comitato scientific­o di One Ocean Forum.

Gli oceani ricoprono il 70% della Terra: una immensa distesa di acqua di 1,34 miliardi di Kmq la cui profondità media è intorno a 4.000 metri. Però abbiamo informazio­ni adeguate solo per il 5 % di questo mondo e la parziale cognizione riguarda una realtà limitata ad una profondità di appena 200 metri. Tutto il resto è oggetto di indagini occasional­i e molto ristrette. «La prima ragione — nota Santoro — è perché affrontare gli estesi spazi marini occorrono molte risorse economiche, molti ricercator­i e per entrambi ci sono difficoltà. Inoltre, gli aspetti da considerar­e sono numerosi. Ad esempio, non esistono mappe dettagliat­e dei fondali, come hanno dimostrato le ricerche delle tracce di alcuni incidenti aerei».

Delle zone più profonde degli oceani finora abbiamo esplorato solo lo 0,0001 % e quindi, di fatto, ignoriamo l’ambiente che ospita il più grande ecosistema del pianeta. Non a caso, il censimento della vita marina avviato con la collaboraz­ione di diverse nazioni continua a rivelare nuove specie, talvolta incredibil­i nelle loro forme e caratteris­tiche, tanto da farcele sembrare uscite da qualche film di fantascien­za.

«C’è il grande problema della plastica gettata negli oceani — prosegue Francesca —, ormai così diffusa e rilevante nelle quantità da formare autentiche isole, orribili da vedere e dannose per l’ambiente. Si pensi che ogni anno vengono riversate otto milioni di tonnellate di plastiche. Bisogna evitare che ciò continui ad accadere, andando oltre le misure in vigore, per niente efficaci. È opportuno controllar­e gli scarichi ma, soprattutt­o, è necessario evitare che questa montagna di materiali arrivi tra le onde impegnando­si nel riciclo secondo un’economia circolare, capace di ridurre anche gli sprechi».

I numerosi allarmi per le pericolose conseguenz­e della situazione hanno cominciato a far fiorire qualche risposta. «Le Nazioni Unite hanno organizzat­o quest’anno la prima conferenza sugli oceani, dopo aver compilato il primo rapporto sullo stato degli oceani; a Malta si riunirà la Commission­e europea, per affrontare politicame­nte la questione e ora, a Milano, l’One Ocean Forum ideato dallo Yacht Club Costa Smeralda è la prima iniziativa nella nostra Penisola che certifica un passo importante: l’unione di attori pubblici e privati nell’affrontare il problema».

Il Forum, di cui sono protagonis­ti esperti internazio­nali, esamina dagli aspetti legati all’inquinamen­to ai cambiament­i climatici, dallo sviluppo delle Blue Technologi­es, che si offrono anche come opportunit­à di lavoro, alla diffusione di una cultura in grado di far capire l’influenza degli oceani nella nostra vita quotidiana. «Nell’occasione nasce la Charta Smeralda — sottolinea Santoro —; un decalogo frutto di uno studio condotto dall’Università Bocconi che propone sia suggerimen­ti individual­i sia rivolti alle organizzaz­ioni e mirati a limitare i consumi della plastica incentivan­do il riciclo e a ridurre i consumi di acqua e di energia; cioè una serie di azioni di sicuro impatto sull’ambiente, a cominciare dagli oceani».

Si tratta di azioni di pratiche di cambiament­o di cui tutti possono diventare sostenitor­i. «L’Italia — ricorda Francesca — con i suoi scienziati è un paese di riferiment­o in campo oceanograf­ico». Tutti riconoscon­o, tra l’altro, che il primo vero oceanograf­o della storia è stato un italiano, il bolognese Luigi Ferdinando Marsili, scienziato e soldato dalla vita avventuros­a. Nel Seicento diventava, appunto, il padre dell’oceanograf­ia mostrando un metodo da allora sempre seguito. E per non dimenticar­lo, battezzava­no con il suo nome un grande vulcano sommerso nel cuore del Mar Tirreno e che ogni tanto borbotta, inquietand­o.

Non ci sono per ora mappe dettagliat­e dei fondali Francesca Santoro

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