Coralli malati
in cui ti diverti quando sei con gli amici. Ma la realtà che ti puoi anche allenare 24 ore al giorno, ma poi prima di immergermi prevale sempre il lato spirituale. Mi affido alle energie che ti circondano. E il momento più bello è l’incredibile sensazione di libertà che ti sento addosso dopo».
Così ha imparato a sfidare se stesso per diventare un uomo migliore. «La vittoria più grande è quella con il proprio ego, l’individualismo quando sei là sotto lo dimentichi in fretta». Nato a Torino, ma calamitato in modo più che naturale verso il mare, Carrera è cresciuto in Liguria, ad Andora, nel savonese. Oggi vive a Olbia, specchiandosi nel mare della Sardegna: «D’estate mi alleno qui, d’inverno invece sono in giro per il mondo in cerca di acque più calde. Poi ci sono le gare, gli eventi».
Immergendoti ti senti tutt’uno con il mare: poi però c’è da fare i conti la paura: «Mi è capitato di averne, ma mai al punto di pensare di smettere. La devi guardare in faccia, è una zona d’ombra a cui non puoi voltare le spalle».
Più difficile se a scendere in acqua è tuo figlio: «Ha otto anni e per ora mi segue, è già sceso fino a 8 metri, ma sarei orgoglioso di lui anche se facesse l’impiegato in ufficio. I bambini ascoltano di più il loro istinto, gli adulti rischiano di più perché il proprio ego li porta oltre la soglia. Per questo io quando scendo in acqua torno a sentirmi bambino. È l’unico modo per non toccare il fondo».