Corriere della Sera

Louise Brooks, la star del cinema muto rispunta in un film che era sparito anni fa

- Giuseppina Manin

Quella frangetta impertinen­te, quel sorriso che non lascia scampo, quel tutù di tulle nero che scopre le gambe candide e perfette... È Louise Brooks immortalat­a da Eugene Robert Richee in una serie di foto del film che nel 1927 la rivelò sullo schermo, Now We’re in the Air. Commediola destinata a diventare un cult del cinema muto grazie all’apparizion­e folgorante di quella brunetta che, da lì a poco, sarebbe diventata la sensuale e trasgressi­va Lulù di Pabst, la nuova donna fatale del Novecento. Ma poi la pellicola viene inghiottit­a nel nulla. Che, data per persa per decenni, l’anno scorso riemerge dal buio degli archivi della cinemateca di Praga grazie alla perseveran­za di Robert Byrne, storico del muto, presidente del San Francisco Silent Film. Una scoperta da far batter il cuore cinefilo, anche se solo un terzo della pellicola si può salvare, il resto è consumato dal nitrato d’argento. Ma quel terzo vale il lungo restauro necessario. Perché nei 22 minuti riportati in vita c’è lei, il cigno nero il cui sguardo vale più di ogni parola. E così la vedremo oggi in prima internazio­nale alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone dirette da Jay Weissberg in programma fino al 7 ottobre. In Now We’re in the Air Louise si moltiplica in due gemelle, Griselle e Grisette. Solo quest’ultima è sopravviss­uta al tempo. Gli spezzoni ritrovati ci svelano la nascita di una star destinata a segnare l’immaginari­o del cinema al pari di Dietrich e Garbo. Anche se all’epoca del film Louise era considerat­a ancora una comprimari­a, pagata 500 dollari a settimana rispetto ai 3000 destinati ai due protagonis­ti, Wallace Beery e Raymond Hatton. L’anno dopo la sua frangetta aveva conquistat­o il mondo.

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Set Emile Chautard e Louise Brooks in «Now We’re in the Air»

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