Milan e Roma, la differenza si vede Si chiama Dzeko e segna sempre
I rossoneri reggono per un’ora, poi cedono. Fiducia confermata a Montella
consecutive per il Milan in campionato. Non succedeva da febbraio quando si arrivò a 3
Dagli amici mi guardi Iddio che ai nemici ci penso io. Può consolare Vincenzo Montella che Eusebio Di Francesco lo consideri un fratello? Che Lorenzo Pellegrini gli sarà riconoscente per tutta la vita per averlo inventato centrocampista nei Giovanissimi della Roma? Che Alessandro Florenzi ha debuttato in serie A (22 maggio 2011) proprio con lui in panchina? E che Edin Dzeko, da ragazzino, era tifoso rossonero? Difficile. Semmai, anche se il Milan ha già perso 3 partite su 7 (Lazio, Samp e Roma), Montella può deviare il pensiero dalla classifica e dirigerlo verso quello che si è visto in campo per un’ora: ha retto il confronto con la Roma. La società rossonera ripete di avere piena fiducia nel suo tecnico, come è giusto che sia. Ma il derby del 15 ottobre, dopo la sosta per le nazionali, non sarà una partita come le altre. Al momento, il più ottimista tra i tifosi rossoneri può sognare al massimo il quarto posto.
Eusebio Di Francesco, alla vigilia, aveva previsto il titolo di una vittoria: la Roma c’è. Sintesi perfetta, perché i 3 punti erano obbligatori per tenere il passo delle prime, in attesa di recuperare la partita contro la Sampdoria, e 3 punti sono stati. Con merito, perché nel secondo tempo la Roma ha mostrato la sua qualità superiore e perché non è una colpa avere un centravanti che segna sempre. Edin Dzeko, in questa stagione, viaggia a 10 gol in 10 partite: 7 in 6 gare di campionato, 1 in 2 di Champions League, 2 in 2 con la Nazionale della Bosnia nelle qualificazioni mondiali. Un’arma letale.
Il Milan è questo. Non ha — o non ha ancora — un calciatore della levatura internazionale di Dzeko o De Rossi o Nainggolan, tenendo conto che Bonucci sembra in leggera crescita ma resta lontano dalla leadership che aveva nella Juve. La qualità della rosa rossonera è stata sicuramente migliorata dalla campagna acquisti estiva, semmai si può discutere dei prezzi pagati per giocatori come André Silva, promettente ma non decisivo nell’immediato, della crescita interrotta di Romagnoli e dei piccoli pasticci di Donnarumma. C’è molta voglia di Milan e Inter, grandi storiche del campionato, ma il calcio di qualità non si improvvisa, può essere solo frutto del lavoro. L’Inter, fin qui, è stata aiutata anche dalla fortuna — la Roma ha colpito 3 pali nella partita contro i nerazzurri, il Benevento 2 — e lo stesso non si può dire del Milan, che infatti è già staccato di 7 punti dai cugini.
Tra Milan e Roma non c’è più la differenza abissale della scorsa stagione, ma il gap è ancora ampio. Sembrava di vedere, sul ring di San Siro, il match tra un peso welter combattivo e un mediomassimo dal pugno che stende. A Montella, che lo ha a lungo cercato in estate, serviva un centrocampista totale come Pellegrini, il Gerrard italiano, che insieme a Dzeko ha cambiato la partita quando è entrato al 30’, dopo l’infortunio di Strootman. Pellegrini, invece, se lo gode Di Francesco, che ha ricevuto i complimenti del presidente Pallotta: «Roma fantastica». E deve ancora recuperare Schick, Perotti, Defrel, Karsdorp…