Frenata Juve, va giù dal trono Atalanta specializzata in rimonte
In vantaggio con Higuain e Bernardeschi si fa riprendere. La Var detta legge
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
L’Atalanta è diventata specialista in rimonte, tre in una settimana di passione. La prima domenica in casa della Fiorentina a quindici secondi dal triplice fischio, la seconda a Lione nel giovedì di Europa League. Ma è la terza la più significativa perché serve a tirare la Juventus giù dal trono e dà via libera al Napoli solo in testa alla classifica. L’impresa della Dea, sostenuta sino alla fine da un tifo d’inferno, è un piccolo capolavoro di provincia perché il recupero, stavolta, è doppio e contro la più forte del reame.
La Juve dopo 25 minuti sembra aver chiuso la pratica: Bernardeschi, alla prima da titolare, sblocca il risultato e regala a Higuain il pallone del 2-0. Tutto in tre minuti. Semplice e perfetto. Ma quella bianconera è la solita squadra di questo contraddittorio inizio di stagione: prima devastante, poi molle. Prima famelica e poi improvvisamente inconsistente. Così allenta la pressione, stacca la spina, ripiega davanti a Buffon. Il gol di Caldara, juventino tra un anno, favorito da un errore del portierone, è la base da cui l’Atalanta riparte. La banda Gasperini gioca come sa, determinata, tignosa, entusiasta, gira intorno a Gomez, il suo capitano e profeta. L’imprendibile Papu serve il cross morbido per l’inserimento perfetto di Cristante che firma il 2-2 con un perfetto colpo di testa.
È una partita per cuori forti, ricca di emozioni e condizionata pesantemente dalla Var. La tecnologia dieci minuti prima del 2-2 cancella il 3-1 di Mandzukic andando a pescare una gomitata di Lichtsteiner a Gomez a inizio azione. Poi Damato restituisce, in maniera generosa, un rigore che conferma dopo aver rivisto le immagini (fallo di mano di Petagna in barriera). Dybala tira malamente. E Berisha, che aveva favorito l’1-0 di Bernardeschi, si riscatta con una paratona. Paulo, che in trasferta aveva firmato due triplette, stavolta torna a casa con l’amaro in bocca.
La sosta servirà ad Allegri per rimuginare sulla solita Juve a due facce e magari trovare una soluzione. Perché per tenere testa al Napoli serve di più. Una squadra così, solida e esperta, non può farsi rimontare due gol. Bernardeschi è lo specchio delle amnesie juventine. Federico, mister 40 milio- ni, sbuca dal niente per ribadire in rete la sgualcita respinta di Berisha e serve a Higuain il pallone della finta tranquillità. Ma è sempre lui a lasciare via libera a Gomez nell’azione del pareggio definitivo tanto che Allegri subito dopo lo sostituisce. Tutta la squadra però gira a due velocità. Un gigante con i piedi di argilla. Nel giorno in cui il Pipita sembra mettersi definitivamente la crisi alle spalle, si smarrisce Dybala.
L’Atalanta all’inizio è frenata da una specie di timore reverenziale. La squadra di Allegri, invece, gioca con il baricentro alto, fa girare la palla, ci mette fisicità e intensità. Matuidi è padrone del centrocampo, Bentancur lo asseconda nei movimenti. Poi più niente, il vuoto, gli errori, gli attacchi a bassa velocità. Soprattutto la rabbia per l’occasione perduta.
Gol bergamaschi Il futuro bianconero Caldara riapre la partita, poi Gomez innesca Cristante Allegri La Var va usata solo per situazioni oggettive, non così Gomez Orgoglioso della mia squadra, pochi sanno tenere testa alla Juve