Rimonta, veleni e caos Solo lo show di Vettel fa sorridere la Ferrari
In Malesia vince Verstappen, il tedesco da ultimo a quarto Poi a gara chiusa sbatte contro Stroll: «Non guardava»
L’epica e il grottesco. Una rimonta pazzesca dall’ultimo posto, i sorpassi, i giri record, la tenacia, il duello con Ricciardo, perso al giro 52 per logoramento delle gomme. Infine, un quarto posto che limita a 6 punti i danni in classifica nel giorno in cui Max Verstappen centra la seconda vittoria della carriera e nega il trionfo a Lewis Hamilton. Questa è la gloria di Sebastian Vettel nel Gp che congeda la Malesia dalla F1 dopo 19 stagioni.
Una prova entusiasmante quella di Seb. Una risalita da brividi e da rammarico, perché senza i guai avuti al sabato avrebbe stravinto. Ma poi accade l’incredibile, l’assurdo, l’inimmaginabile. L’inquadratura fissa la ruota posteriore sinistra di Vettel accartocciata sopra l’ala: nel giro di rientro, a Gp concluso, Seb si scontra con la Williams di Lance Stroll e il botto è memorabile. Farebbe perfino ridere, come un siparietto da «Oggi le comiche», se non ci fossero di mezzo la lotta per l’iride e il concreto pericolo che il cambio sia andato, cosa che significherebbe -5 posti in meno sulla griglia del Gp del Giappone di domenica. Il blocco della trasmissione volerà a Maranello per la verifica.
Già strapazzata dal clamoroso «no power» con cui Kimi Raikkonen si è congedato nel giro di installazione lasciando vuota la casella in prima fila, la Ferrari non si è fatta mancare nulla. Compreso il rientro ai box del suo numero uno sulla Sauber di Wehrlein. Bisogna cominciare proprio da quanto successo a sipario abbassato, detto che i commissari hanno stabilito di non punire né il ferrarista né il giovane della Williams. Sia l’uno sia l’altro cercavano la parte più gommata dell’asfalto — usanza ricorrente: lo si fa per aumentare il peso della monoposto e non rischiare alle verifiche — ma c’è il crash. Alla Ridolini. Stroll rifiuta ogni addebito, Vettel non ci sta: «Non è colpa mia se uno non si guarda attorno».
Questa è solo la prima faccenda che il tedesco intende regolare. In sequenza arrivano infatti una mini-frecciata a Ricciardo («Com’è stata la sua difesa? L’ultima mossa all’interno per chiudere non era indispensabile, per fortuna l’ho evitato») e qualcosa di più sostanzioso nei confronti di Alonso. Fernando, doppiato prima da Daniel e poi da Seb, ha ostacolato quest’ultimo? Non è parsa una manovra sfacciata, ma forse lo spagnolo avrebbe potuto agire diversamente. Vettel ironizza: «Ha deciso di mettersi di mezzo. Quando lasciò la Ferrari, disse di rimanere suo tifoso. Oggi non lo è stato». Le mescole supersoft hanno perso efficacia proprio in quei momenti. La grande rimonta era finita, il podio svanito. Seb era partito con le soft e l’idea era di allungare la prima frazione il più possibile. Ma quando si è capito che Bottas, lento, tappava
Vettel punge Alonso Mi ha ostacolato, ha deciso di mettersi di mezzo. Quando lasciò la Ferrari, disse di rimanere suo tifoso. Qui non lo ha dimostrato
pro-Hamilton, ecco la scelta (giro 27) di anticipare la sosta.
L’undercut ha funzionato sul finlandese e Vettel ha continuato la risalita fino al momento della resa. Bisognava restare più a lungo in pista con le coperture di partenza? «Non avrei potuto rimontare in quel modo» risponde Sebastian. Il problema emerso a Sepang, piuttosto, è un altro: i guasti. E il discorso è da sviluppare in chiave Mondiale. «Non sono preoccupato: nella stagione abbiamo avuto un’affidabilità alta». Ma il sorriso, all’epilogo di una gara che prospettava il disastro e che si è risolta in una sconfitta accettabile, rimane: «Sono ottimista? Sì. Siamo più veloci della Mercedes». Piccolo inconveniente: va dimostrato fino in fondo.