«Più veloci, più veloci!» E Monaco chiede aiuto alle aziende dell’hi-tech
«L’industria automobilistica è lenta e deve velocizzarsi se vuole competere con i nuovi attori che si affacciano nel settore». A parlare è il membro del consiglio di amministrazione di Bmw, Peter Schwarzenbauer, e i concorrenti cui si riferisce sono i vari Google, Baidu, Uber, Facebook, aziende tecnologiche che hanno una struttura aziendale agile, capace di adottare nuove idee in un attimo e saltare la tipica burocrazia delle multinazionali. Con le tecnologie autonoma ed elettrica che avanzano minacciose, le auto diventano sempre più computer su gomma e così le aziende tecnologiche guadagnano maggior spazio nell’automotive rischiando di lasciare le case automobilistiche al palo. Nell’hi-tech le procedure sono snelle, il ciclo di prodotto è di sei mesi, il passaggio da idea a realizzazione è quasi istantaneo. Nell’automotive invece il ciclo di prodotto è di sette anni. Non c’è partita. «Noi siamo bravi a fare le cose con perfezione ma non siamo abbastanza veloci nell’adottarle», spiega Schwarzenbauer. Come esempio mostra una foto di San Pietro, a Roma, nel 2005, due anni prima dell’uscita dell’iPhone, e una del 2013, sei anni dopo. Nella prima la gente guarda il Papa, nella seconda è intenta a fotografarlo con lo smartphone. Erano passati solo sei anni. Per sopravvivere quindi le aziende automobilistiche devono diventare veloci e snelle. Le armi di Monaco sono tre: Urban X, l’acceleratore di Mini che finanzia soluzioni per la vita urbana del futuro, Startup Garage, che aiuta le piccole realtà a entrare nel mondo automotive acquistando in esclusiva le loro tecnologie, e i Ventures che investe sulle imprese più innovative. La sede di quest’ultima è a Mountain View, nel cuore Silicon Valley, proprio a due passi da Google, Facebook, Tesla e Apple. Perché per battere il nemico bisogna studiarlo bene, e da vicino.