La sfida di Zoro in prima serata, le due anime di «Propaganda Live»
Zoro è arrivato su La7 con il suo nuovo programma «Propaganda Live» e ha fatto Zoro. Stessa squadra, stesso impianto di trasmissione, stessa modalità di comunicare con il suo pubblico di riferimento, che non è cambiato e non si è allargato (venerdì, 21.20).
Diego Bianchi in arte Zoro ha cominciato qualche anno fa con i linguaggi agili e provocatori del web, è diventato un appuntamento televisivo di seconda serata, lo spazio in teoria più sperimentale e dissacrante, per poi istituzionalizzarsi in prima serata.
Una transizione non facile, soprattutto se si pensa al «format», ovvero alla struttura e articolazione di un programma che è rimasto praticamente sempre lo stesso passando da una durata breve a quella estesa di oltre tre ore. «Propaganda» è finito ben oltre la mezzanotte: come già avveniva su Raitre.
La lunghezza del format rischia inevitabilmente di diluire e stemperare anche i momenti più geniali, le intuizioni più brillanti come i commenti visivi di Makkox, gli interventi puntuali degli opinionisti Marco Damilano e Francesca Schianchi le prese in giro degli strafalcioni social di politici e affini, che restano tra le cose migliori inventate da Zoro.
Il programma «Propaganda Live» ha due anime: una si svolge fuori dallo studio e funziona più quando gioca sul surreale, per esempio con la trasferta di Missouri 4 a Rimini per seguire la convention del Movimento 5 Stelle, che sull’impegnato (vedi l’inchiesta di Zoro sulla barca di salvataggio dei migranti, o la gag del corso di «italianità» per stranieri).
L’altra è quella ambientata in studio, dai ritmi fatalmente più rallentati.
Sul finale è arrivato il direttore Enrico Mentana che ha fatto l’Enrico Mentana dando una sferzata ai ritmi della discussione.