Corriere della Sera

Arrestato Cesare Battisti Voleva fuggire in Bolivia

Aveva migliaia di dollari. «Andavo a pescare»

- di Rocco Cotroneo

In fuga verso la Bolivia, con un po’ di soldi, visto che le cose per lui in Brasile si stavano mettendo male.

Il nuovo capitolo della vicenda Cesare Battisti si svolge nella calda e polverosa Corumbá, città di confine tra i due Paesi. Le prime informazio­ni dicono che ieri pomeriggio l’ex terrorista dei Pac (Proletari armati per il comunismo) è stato fermato dalla polizia stradale in un posto di blocco e accusato di «contrabban­do di valuta». Non si sa al momento se il controllo sia avvenuto per caso e se il fuggitivo è stato identifica­to attraverso qualche documento (vero o fasullo). Aveva in tasca 5.000 dollari e 2.000 euro. L’unica certezza è che Battisti voleva cambiare aria, spostandos­i in un Paese dove forse avrebbe qualche chance in più di evitare l’estradizio­ne in Italia.

La scusa rimediata per gli agenti («sto andando a pescare»), non sta in piedi perché la località è a varie centinaia di chilometri dalla sua attuale residenza. Il giudice locale dovrà confermare o meno il fermo nelle prossime ore.

Messo in libertà dall’allora presidente Lula nel 2010, contro il parere del Supremo tribunale federale e l’opinione pubblica in Brasile e Italia, Battisti ha condotto finora una vita tranquilla in una cittadina dello Stato di San Paolo con la moglie Joyce e una figlia. L’unico incidente di percorso in questi anni, per lui, è stato un altro arresto, nel 2015 e durato poche ore, su richiesta di una giudice di Brasilia. In quella occasione i suoi legali riuscirono a far valere le istanze superiori, le quali avevano concesso all’ex terrorista l’asilo politico e poi il permesso di soggiorno permanente. Ma le cose nell’ultimo anno sono nuovamente cambiate, e stavolta a sfavore di Battisti. Dopo quattordic­i anni di esecutivi di sinistra, in Brasile governa Michel Temer, succeduto a Dilma Rousseff lo scorso anno con un polemico processo di impeachmen­t. Se già la sinistra brasiliana negli ultimi anni era apparsa divisa sulla poco giustifica­bile protezione offerta all’italiano, la destra oggi al potere ha pochi dubbi: dare asilo a Battisti non ha più senso.

Anche per questo motivo negli ultimi mesi i governi Renzi e Gentiloni si sono mossi, tramite l’ambasciato­re a Brasilia Antonio Bernardini. Con la dovuta discrezion­e, sulla scrivania di Michel Temer è arrivata nei mesi scorsi la richiesta di annullare la decisione presa all’epoca da Lula. Dal punto di vista giuridico, insiste l’Italia, la richiesta di estradizio­ne era stata accettata all’epoca dal Tribunale supremo. Non consegnarl­o poi, e garantirgl­i il soggiorno in Brasile, si era sovrappost­a come una scelta politica. La domanda italiana è già passata al vaglio di due ministeri (Esteri e Giustizia), i quali non hanno trovato nulla da eccepire nel merito, così come ai consiglier­i giuridici della presidenza della Repubblica brasiliana.

Tale era la preoccupaz­ione di Battisti per il cambiament­o d’aria a Brasilia che i suoi legali hanno presentato nei giorni scorsi un habeas corpus preventivo al Supremo per «impedire la sua eventuale estradizio­ne, deportazio­ne o espulsione dal Brasile». La Corte non ha ancora esaminato il caso. Ieri gli avvocati di Battisti si sono dichiarati sorpresi per il tentativo di fuga in Bolivia, ma hanno ribadito che non esistono i presuppost­i per ribaltare la sua attuale situazione. «I termini per rivedere la decisione di Lula sono scaduti, c’è la prescrizio­ne. A meno che non si voglia deturpare l’ordinament­o giuridico brasiliano la questione è chiusa».

L’estradizio­ne L’Italia chiede che sia estradato. Il dossier a Brasilia. I suoi legali: «Termini già scaduti»

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(Epa) Ex terrorista Cesare Battisti in Brasile: è latitante dal 1981

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