Corriere della Sera

Delrio e lo ius soli: sciopero della fame

Il ministro aderisce all’iniziativa (a rotazione): «Ci credo ancora, ma il mio non è un ricatto»

- Di Lorenzo Salvia

«Ma quale pressing sulla maggioranz­a, ma quale ricatto? Ho solo risposto all’appello di un gruppo di insegnanti. La loro mi pare una bella iniziativa per riflettere in modo mite, pacato e tranquillo sul tema dei diritti. Non capisco il vostro stupore, davvero». Graziano Delrio sceglie la linea del basso profilo.

Il senatore del Pd Luigi Manconi, presidente della commission­e diritti umani a Palazzo Madama, ha fatto sapere che anche il ministro delle Infrastrut­ture ha aderito allo sciopero della fame a staffetta che inizia oggi per sostenere la discussion­e in Aula e la fiducia sul provvedime­nto dello ius soli. L’iniziativa raccoglie il testimone di un altro sciopero della fame, attuato ieri da 900 insegnanti italiani. Nella lista dei politici che si sono messi in scia ci sono tanti deputati e senatori, ci sono anche due sottosegre­tari, Benedetto Della Vedova e Angelo Rughetti. Ma un ministro che fa lo sciopero della fame per sostenere una legge che il suo stesso governo ha preferito rimandare a data da destinarsi è una novità assoluta nella pur ricca storia della Repubblica italiana. «Non esagerate — minimizza Delrio — si tratta di digiunare un giorno solo. Gli scioperi della fame veri li faceva Gandhi, il faceva Pannella, li facevano le suffragett­e inglesi all’inizio del secolo scorso. Io mi limiterò ad appoggiare, per un giorno che non so ancora quale sarà, l’iniziativa degli insegnanti. Perché alla fine il tema più importante è quello dei diritti dei bambini a scuola. Si dice sempre che la politica dovrebbe raccoglier­e le iniziative che partono dalla società civile. Poi, per una volta che succede, vi stupite tutti?».

Il disegno di legge sullo ius soli è stato approvato alla Camera ma poi fermato al Senato e rinviato alla prossima legislatur­a dopo le critiche arrivate dai centristi della maggioranz­a. Il testo rende possibile l’acquisizio­ne della cittadinan­za italiana anche per chi nasce nel territorio della Repubblica italiana da genitori stranieri, di cui almeno uno sia titolare del diritto di soggiorno permanente o sia in possesso del permesso di soggiorno nell’Unione Europea per soggiornan­ti di lungo periodo. Oppure se, sempre in Italia, viene seguito un percorso scolastico di almeno cinque anni.

Delrio ci crede ancora: «I tempi ci sono. Se vogliamo, la legge può essere approvata prima della fine della legislatur­a. Lo sciopero della fame è un’iniziativa pacata ma questo non vuol dire che sia tanto per fare». Da Mdp Arturo Scotto lo invita a seguire i passi di Filippo Bubbico, viceminist­ro dell’Interno che ha lasciato il governo per le scintille sulle misure economiche: «Non vedo perché dovrei. Su questo tema è il Parlamento che deve votare secondo coscienza». Ma resta il fatto che alla fine è stato il presidente del consiglio Paolo Gentiloni a dover frenare: «E questa iniziativa serve proprio a trovare quei voti che ancora mancano e che farebbero passare una scelta di civiltà».

Alla sua scelta replica Maurizio Lupi, coordinato­re di Area popolare, stampella di centro del governo: «Lo ius soli — dice a Otto e mezzo su La7 — non è una bandiera da sventolare. Bisogna fare una buona legge. Per questo abbiamo detto di no e abbiamo chiesto che si modifichi e si migliori. Altrimenti si faccia nella prossima legislatur­a».

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Al governo Graziano Delrio, 57 anni, ministro dei Trasporti

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