E il capo dei Mossos è indagato per sedizione
Per i catalani è un «eroe». Non per la giustizia spagnola che lo ha messo sotto inchiesta per sedizione. È la gravissima accusa con cui la giudice Carmen Lamela ha citato in tribunale il comandante dei Mossos d’Esquadra, Josep Lluis Trapero, assieme ad altri alti funzionari della polizia catalana. Sono indagati per l’assedio subito il 20 settembre dalla Guardia Civil durante una manifestazione a Barcellona. Più in generale, è il comportamento tenuto dai Mossos in questi tumultuosi giorni ad essere messo in stato d’accusa dall’establishment spagnolo. Il reato di sedizione prevede fino a quindici anni di carcere.
Figlio di un tassista di Valladolid, 51 anni, Trapero ha fama di duro. È amatissimo dal popolo degli indipendentisti fin dallo scorso agosto quando, dopo gli attentati di Barcellona e Cambrils, spiegò in conferenza stampa a un giornalista che non capiva le risposte: «Se la domanda è in catalano, rispondo in catalano, se è in castigliano, rispondo in castigliano». Il giornalista se ne andò infuriato e lui: «Molt bé, pues adiós», usando entrambe le lingue. Da allora quella frase è un «trend» sui social e i più furbi ci hanno ricamato intorno anche un business di T-shirt e cappellini.
Il vero strappo però è arrivato nel giorno del referendum illegale, quando Trapero ha dato ordine ai suoi uomini di non usare alcun tipo di violenza su chi votava, e costringendo così la Guardia civil ad intervenire (con mano pesante). I Mossos hanno assicurato che domani saranno in aula «per dimostrare di aver adempiuto agli ordini ricevuti dagli organi giudiziari».