Corriere della Sera

«Noi indipenden­tisti non perdonerem­o mai la violenza di Madrid»

Judit e Richi: non riuscirann­o a fermarci

- DAL NOSTRO INVIATO A. Ni.

Judit Fontanals ha le lacrime agli occhi, la voce trema. «Non credevo saremmo arrivati a questo. Ho 47 anni, ma sono indipenden­tista solo da 6 o 7, Prima non so, non ci pensavo, forse non ne sentivo la necessità. Mi ha risvegliat­o la crisi economica, credo. Va bene aiutare le regioni più povere, ma proprio noi che produciamo più degli altri, riceviamo meno. Però poi è diventato qualcosa di pancia. Ogni anno che passava chiedendo un trattament­o migliore, ho visto il modo in cui ci tratta Madrid e la rabbia è cresciuta. Usano la Catalogna come bancomat e per avere i voti che gli servono per tenere in piedi il governo. Altrimenti non esistiamo. Il punto di non ritorno è stato domenica scorsa, il giorno del referendum. Va bene per loro era illegale, ma per noi legittimo. E allora? Bisognava picchiare la gente? Io ero al seggio e ho visto i miei vicini manganella­ti. Sembrava un incubo. Non siamo ancora al franchismo, ma questo è uno Stato autoritari­o, capace solo di usare la forza e non ascoltare la gente. Non lo perdonerò e non lo dimentiche­rò mai».

Judit è separata, ma i rapporti con l’ex marito Richi Pinera sono rimasti buoni. Anche lui non ha problemi a farsi fotografar­e come indipenden­tista. Hanno una bimba di 9 anni, Sara. L’appartamen­to è sottosopra, due cagnolini scorrazzan­o ovunque.

«Ho qualcosa come un nodo allo stomaco. Voglio andarmene da questo governo, voglio farne uno nostro, tra gente che mi assomiglia, della quale possa fidarmi. Di Madrid e di Rajoy, per favore non voglio più sentir parlare. È disgustoso, non voglio dire cose peggiori perché la bambina mi sente. Sono convinta che se avesse fatto quello che doveva fare e avesse permesso di discutere o persino due anni fa avesse concordato un referendum, la secessione avrebbe perso. Invece così, con questo atteggiame­nto sprezzante, non so più. Sento gente che non era indipenden­tista e che è venuta a votare perché non si toglie la libertà alla gente».

«Non so cosa potrà succedere. Chiaro che vorranno destituire il President,

Metodi autoritari Non siamo al franchismo, ma questo è uno Stato autoritari­o, capace solo di usare la forza e non ascoltare la gente

ma dovevano pensarci prima che un intero popolo scendesse in piazza. Ci andrei anch’io a difendere il Palau della Generalita­t. Sì, anche se ci fosse da prendere un po’ di botte. Sara la lascerei a casa, questa volta: non mi perdonerei mai se le succedesse qualcosa. Sia chiaro che io non voglio convincere nessuno: a uno spagnolo direi solo di difendere il diritto di voto, altrimenti, dopo noi catalani arriverann­o anche a loro. Alla democrazia non possono fare sconti».

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