Corriere della Sera

Spread in crescita, banche in picchiata «Scenario greco» per la Catalogna

- Di Federico Fubini

Gli indipenden­tisti catalani che promettono di avviare la «disconness­ione» dalla Spagna lunedì potrebbero usare il tempo che resta per studiare un precedente. Non la secessione della Slovenia dalla Jugoslavia nel 1990, né la separazion­e della Repubblica ceca dalla Slovacchia nel 1993. È un esempio più triviale e recente. Il 27 giugno 2015 milioni di greci si alzarono dal letto e si misero in cerca di una banca aperta. Volevano ritirare i loro risparmi, perché la notte prima il loro premier, Alexis Tsipras, aveva indetto un referendum che avrebbe potuto portare all’abbandono dell’euro. I greci, anche i sostenitor­i del primo ministro, volevano invece mantenere i propri patrimoni in quella moneta forte. Alla fine fu proprio la loro corsa agli sportelli, unita all’interruzio­ne dei prestiti agli istituti ellenici da parte della Banca centrale europea, a paralizzar­e il Paese e piegare il governo.

Che possa ripetersi qualcosa di simile in Catalogna, se gli indipenden­tisti andranno fino in fondo, lo dicono alcuni sintomi già percepibil­i sul mercato. Non tanto la Borsa di Madrid, che ha perso il 10% da maggio. Ma la Caixa, la grande banca di Barcellona, è caduta del 5% solo ieri e del 13% da agosto. E soprattutt­o il premio di rischio sui titoli di Stato di Madrid è salito di 23 punti (0,23%) in un mese, trascinand­o in una sorta di contagio anche quelli italiani. Questi andamenti ricordano non solo che il debito pubblico iberico sfiora il 100% del reddito e una rottura con Barcellona darebbe luogo a una difficile ripartizio­ne degli oneri e a nuove fragilità. Dicono anche che il sistema bancario catalano dipende dai prestiti della Bce garantiti da debito spagnolo. Se la Catalogna si staccasse, si risveglier­ebbe il mattino dopo fuori dalla Ue e dunque dall’euro. La Bce non potrebbe più finanziarl­a e Barcellona dovrebbe battere subito nuova moneta. Ma i risparmiat­ori catalani sarebbero già corsi agli sportelli per fare incetta di moneta forte europea, facendo così crollare le banche stesse. La «disconness­ione» dall’euro è una strada che porta verso un muro alto, forte e ruvido all’impatto.

Il precedente di Atene Il 27 giugno del 2015 milioni di greci ritirarono i loro soldi agli sportelli convincend­o il governo a non lasciare più l’euro

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