«Il mio Andrea, motore di allegria Quell’uomo non se ne pentirà»
L’editore Mauri: serviranno tempo e impegno, ma saranno ripagati
Single, generoso e intraprendente. È il titolare dell’ottavo numero telefonico composto dai giudici del Tribunale minorile di Napoli. L’ottavo non è un numero qualunque in casi come questo. Proprio ne «L’ottavo giorno», film franco-belga di vent’anni fa, il protagonista (Daniel Auteuil) si convince che il Creatore completò la sua settimana di lavoro facendo Georges (il co protagonista Down interpretato da Pascal Duquenne): «E vide che era buono».
Deve pensarla così anche questo misterioso neo papà che ha aperto casa e braccia alla neonata respinta otto volte: dai suoi genitori naturali e da sette coppie adottive. Da lui, invece, è arrivato subito un sì. Senza condizioni, come era stata la sua domanda di adozione e com’è di solito l’amore paterno. Coraggioso, certo.
Però forse non sa bene quel che l’aspetta.
«Un’esplosione quotidiana di affetto e di allegria — prevede con sicurezza, da Milano, l’editore Stefano Mauri —. Quella bambina lo conquisterà giorno per giorno, lo ripagherà abbondantemente di tutto l’impegno che gli richiede. E che non sarà poco».
Parla per esperienza, il presidente del gruppo editoriale Mauri Spagnol (Gems), perché da 24 anni è il fortunato papà di un bel ragazzo di nome Andrea, con quel cromosoma in più che, magari, un futuro Premio Nobel prima o poi scoprirà corrispondere alla gioia di vivere.
«Con lui è facile divertirsi. Pochi sanno godersi l’esistenza come Andrea, e la sua felicità è contagiosa. Capita che, alle feste, io sia invitato soltanto se prometto di portare anche lui. Ogni tanto penso che dovrei affittarlo per animare le serate» scherza Stefano Mauri.
Che altro dovrà attendersi il papà di Napoli da quella bambina tanto speciale?
«Il buon umore è garantito, ma in cambio dovrà darle tanto tempo e tanta disponibilità. I bambini Down hanno bisogno di essere stimolati più degli altri. Gli ci vorrà molta pazienza, ma ne varrà la pena».
Ci saranno momenti difficili.
«Sicuro. Si scontrerà con le scuole, con le istituzioni. Ma quel padre è per tutti un esempio di civiltà in tempi in cui una società avanzata come quella islandese si vanta di aver debellato la Sindrome di Down. Debellato! Come fosse una malattia o una tara ereditaria. È una condizione cromosomica: non si può debellare. Si possono eliminare i bambini imperfetti, quello sì: gettandoli dalla rupe Tarpea». Insieme L’editore Stefano Mauri e il figlio Andrea