Il neo magistrato e la condanna per l’indennizzo sul terremoto
Dipende tutto, al solito, dall’angolo da cui si guarda. Da quello del cittadino, ad esempio, sembra strano che tra poco prenda servizio in un Tribunale o in una Procura italiani un neo magistrato che, dopo il superamento del concorso ma durante i 18 mesi di tirocinio e prima della presa di possesso, abbia subìto una condanna di primo grado per un reato contro la pubblica amministrazione («indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato») commesso quando ancora non aveva fatto il concorso di magistratura. Visto dall’angolo del Tribunale dell’Aquila, che ne motiva la condanna in primo grado a 8 mesi, tre anni fa questo attuale neo magistrato, come indennizzo per la riparazione dei danni del terremoto del 2009 e la ricostruzione di un immobile di famiglia, avrebbe attestato un requisito falso (la titolarità di un diritto reale di abitazione su quella casa) al momento di sottoscrivere con la madre avvocato (pure condannata) la richiesta di indennizzo di 531.000 mila euro, accolta dal Comune e liquidata già per 244.000 euro. Visto dall’angolo del condannato, invece, sarebbe stato solo un innocente pasticcio, risultato di una firma malaccortamente apposta su un modulo predisposto da un professionista esterno, senza alcun dolo di raggiro, tanto da aver già restituito al Comune i 244.000 euro sinora percepiti. Visto infine dall’angolo del Consiglio superiore della magistratura, è un caso che sembra avere un solo precedente, parrebbe non ostativo al fatto che il neo magistrato inizi tra qualche mese a esercitare le proprie funzioni nella sede che gli verrà assegnata, fermo restando però che la condanna, se dovesse essere confermata nei gradi successivi e diventare definitiva, produrrebbe allora i propri effetti sotto il profilo dell’eventuale incompatibilità. Per il Tribunale aquilano «non si può assolutamente sostenere, sulla base della sola dichiarazione della madre, la tesi dell’inconsapevolezza» da parte del figlio, e questo proprio anche perché «gli imputati, per il livello culturale elevato e per la specifica formazione ed esperienza professionale in ambito legale, hanno senza dubbio conoscenza delle responsabilità connesse alla sottoscrizione formale di un atto». La domanda di indennizzo «era di facile e immediata consultazione, non era una serie complessa di atti e allegati, e già con un sommario esame visivo se ne comprendeva il contenuto».