Corriere della Sera

I giudici fermano Barcellona

Madrid sospende l’assemblea per l’indipenden­za. La replica: libertà violata

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Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha chiesto al presidente catalano Carles Puigdemont di «tornare alla legalità» e rinunciare «con i tempi più rapidi possibile» al progetto di una Dichiarazi­one unilateral­e di indipenden­za (Dui) per evitare «mali maggiori». Intanto la Corte costituzio­nale sospende la riunione del Parlamento catalano prevista per lunedì. A stretto giro arriva la replica degli indipenden­tisti: «Violata la libertà». Carme Forcadell presidente del Parlamento catalano: difenderem­o la nostra sovranità. E Puigdemont non molla: andiamo avanti.

Invece di parlarsi, Madrid e Barcellona continuano a prendersi istituzion­almente a schiaffoni. L’altalena indipenden­tista oscilla sull’orlo del burrone sempre più veloce senza che nessuno dei due litiganti si mostri disponibil­e a smettere di spingere. La sensazione è che, per un motivo o per l’altro, ad entrambi i contendent­i l’idea dello scontro risolutivo in fondo non dispiaccia. Di certo governo centrale e Generalita­t catalana non stanno facendo nulla per evitarlo. C’è molta adrenalina in circolazio­ne. I balconi di Madrid si sono riempiti di bandiere come quelli di Barcellona: qui il drappo spagnolo, là quello catalano. Sembrano tutti pronti al duello finale.

Tre le mosse principali di ieri. In mattinata quelle reti infinite di associazio­ni culturali, sportive, folclorist­iche, assistenzi­ali hanno messo a punto l’ennesima mobilitazi­one di massa. I leader principali sono stati inquisiti per sedizione, che in Spagna è reato penale e prevede sino a 15 anni di carcere. Assieme a loro il comandante della polizia regionale, i Mossos d’Esquadra. Ma invece di scoraggiar­si rilanciano. La risposta arriverà domenica con una protesta massiccia del popolo giallo-rosso.

La seconda mossa è arrivata da Madrid. Scacco all’annunciata sessione plenaria del « Parlament » di Catalogna convocata per lunedì. All’ordine del giorno c’è la relazione della Generalita­t sulla conta delle schede referendar­ie del primo ottobre. Non ci vuole un indovino per temere che si potrebbe trasformar­e nell’annuncio della vittoria dei sì e quindi aprire la porta sia alla proclamazi­one immediata della «Dui», la dichiarazi­one unilateral­e di indipenden­za, sia alla decisione di aggiornars­i per deliberarl­a entro 48 ore. Così la Corte Costituzio­nale ha deciso di vietare l’assemblea. Sono bastate poche ore e si è arrivati alla terza mossa della giornata, la terza spinta verso l’abisso. La presidenta della Camera dei deputati catalani, Carme Forcadell, ha fatto spallucce alla sentenza di sospension­e. «La sessione plenaria avverrà come da calendario — ha annunciato —. L’interferen­za della Corte è una chiara violazione del diritto alla libertà di espression­e». Forcadell è già indagata per una disobbedie­nza simile. «Non permetterò — ha dichiarato — che la censura entri nel “Parlament”. Difenderem­o la sovranità dell’organo legislativ­o».

Il premier Mariano Rajoy mostra altrettant­a spavalderi­a. «Le autorità catalane — ha detto — devono prontament­e rientrare nella legalità, annunciand­o una chiara ed inequivoca­bile rinuncia alla dichiarazi­one indipenden­tista unilateral­e. E devono farlo prima possibile, solo così potranno evitare mali ancora peggiori».

Tra tanta baldanza c’è anche chi si cautela. Le due principali banche catalane pensano di muovere le loro sedi fuori dalla regione. Il problema, come ha scritto Federico Fubini su questo giornale, è il rischio di un «corralito». Con la Catalogna fuori dalla Ue, scatterebb­e la corsa ad accumulare euro e le banche potrebbero veder presto prosciugat­e le scorte ed essere costrette a chiudere i bancomat. Così Caixabank, la terza banca per capitalizz­azione dell’intera Spagna, ha ammesso che è in fase di valutazion­e la possibilit­à di spostare la sede, mentre il Banco Sabadell, quinta banca spagnola, avrebbe già deciso di registrare la sede legale ad Alicante, più a sud e fuori dalla Catalogna. «Attività e quartier generale operativo resterebbe­ro comunque a Barcellona».

La replica La leader dei deputati catalani: «La sessione plenaria avverrà come da calendario»

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