Corriere della Sera

La Finanza perquisisc­e a Parigi gli uffici di Vivendi

Perquisizi­oni sull’operazione Mediaset. I francesi: mano tesa al governo su Tim, ma niente scorporo della rete

- Di Stefano Montefiori Ducci

I finanzieri del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza di Milano, con i rappresent­anti della Gendarmeri­a di Parigi, hanno effettuato perquisizi­oni negli uffici di Vivendi della capitale francese. Gli investigat­ori cercano di capire se nel luglio 2016 Vivendi decise di non rispettare il contratto per l’acquisto di Mediaset Premium con l’intenzione di fare crollare in Borsa le azioni Mediaset, per poi comprarle a prezzi bassi. È l’ipotesi contenuta nell’esposto della famiglia Berlusconi. Sulla salita di Vivendi in Telecom, i francesi offrono mano tesa al governo italiano ma dicono no all’eventuale scorporo della rete Tim.

Gli investigat­ori cercano di capire se nel luglio 2016 Vivendi decise di non rispettare il contratto per l’acquisto di Mediaset Premium con l’intenzione di fare crollare in Borsa le azioni Mediaset, per poi comprarle a prezzi bassi. È l’ipotesi contenuta nell’esposto presentato dalla famiglia Berlusconi, che i magistrati vogliono verificare e che ha portato alla perquisizi­one — attesa da molto tempo — degli uffici di Vivendi e della banca Natixis a Parigi.

In seguito alla rogatoria internazio­nale, ieri mattina i finanzieri italiani del nucleo speciale della polizia valutaria accompagna­ti dai gendarmi francesi sono entrati nella sede di Vivendi e nell’ufficio del suo capo Vincent Bolloré, e nella banca d’affari Natixis che avrebbe condotto le operazioni di Borsa grazie a una presunta rete di intermedia­ri riconducib­ili allo stesso Bolloré. Così il colosso francese dei media sarebbe passato dal 3 per cento al 30% di Mediaset.

La Guardia di finanza ha sequestrat­o documenti e ottenuto accesso a email che dovranno confermare o escludere questa ipotesi di manipolazi­one del mercato.

Vivendi ha reagito con un comunicato nel quale si parla di «denuncia infondata e ingiuriosa presentata da Berlusconi contro Vivendi dopo la sua ascesa al capitale di Mediaset». Secondo la società francese la quota in Mediaset «è stata acquisita in modo legale e trasparent­e» e «l’indagine è di routine». L’inchiesta condotta dai pubblici ministeri milanesi Fabio De Pasquale e Silvia Bonardi vede indagati per aggiotaggi­o il presidente Bolloré e l’amministra­tore delegato Arnaud de Puyfontain­e. Sono stati già sentiti come testimoni Marco Giordani (Mediaset) e Tarak Ben Ammar in qualità di mediatore nel contratto con il quale Vivendi si impegnava ad acquistare il 100 per 100 di Mediaset Premium.

La perquisizi­one arriva in un momento delicato perché Vivendi sta cercando di appianare le tensioni suscitate dalla «campagna d’Italia» che l’ha vista salire (al 23,9%) anche in Telecom Italia provocando l’intervento dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazi­oni) che le chiede di «eliminare la posizione di influenza notevole» in una delle due società (Mediaset o Tim).

A Capri per il convegno EY Digital Summit, Arnaud de Puyfontain­e si è detto disposto a «incontrare esponenti del governo e dell’Autorità per spiegare la nostra visione», aggiungend­o di volere essere visto come «l’ambasciato­re dell’amicizia tra Italia e Francia » . Quanto all’eventuale scorporo della rete Tim, che potrebbe essere una soluzione per venire incontro alle richieste dell’Agcom, de Puyfontain­e frena e si definisce «pragmatico ma fermo nel considerar­la strategica. Stiamo tentando di calmare gli animi e di lavorare con serenità nonostante un ambiente difficile».

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A Capri Arnaud de Puyfontain­e, Ceo di Vivendi e presidente di Telecom Italia, ieri era a un convegno a Capri mentre la Guardia di finanza perquisiva gli uffici del gruppo francese

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