«Non farò politica Beppe Grillo? Mai incontrato»
Il magistrato: la prescrizione? Per i politici ha un peso diverso rispetto agli altri
«Mai incontrato Grillo in vita mia né ho mai partecipato alla stesura di qualsivoglia emendamento che punti a estromettere Berlusconi dalla vita politica». È secca la smentita del magistrato Piercamillo Davigo dopo le notizie degli ultimi giorni. «La prescrizione? Per i politici ha un peso diverso».
«Già domenica mattina ho mandato una e-mail al mio avvocato per dirgli di predisporre una querela contro Il Giornale ».
Quel giorno campeggiava un titolo un prima pagina: «Trame a 5 stelle - Ecco chi è il mandante dell’agguato a Berlusconi - Vertici segreti tra Grillo e Davigo dietro la legge per fare fuori il cavaliere dalla vita politica».
Che cosa c’era di sbagliato, dottor Davigo?
«Tutto. Non ho mai incontrato Grillo in vita mia, se non quarant’anni fa, lui sul palco e io spettatore di un suo spettacolo. Né ho mai partecipato all’ideazione o alla stesura di qualsivoglia emendamento alla legge elettorale che punti a estromettere Berlusconi dalla vita politica».
E dopo domenica che cosa è successo?
«Lunedì ho telefonato allo stesso avvocato per raccomandargli di sbrigarsi a presentare la denuncia, senza aspettare come suo solito la scadenza dei novanta giorni di tempo, perché tra tante diffamazioni questa mi dà molto fastidio».
Risultato?
«Domani (oggi per chi legge, ndr) andrò nel suo studio a firmare la querela. E mi pare che questa cronologia contenga in sé la smentita attesa dal collega Galoppi».
Claudio Galoppi è il componente del Consiglio superiore della magistratura che ieri, in un’intervista a Il Foglio intitolata «Bordata dal Csm contro Davigo», ha detto, a proposito delle notizie riportate da Il Giornale: «Mi auguro che arrivi presto una smentita; se Davigo non smentirà, non potranno non esserci conseguenze». Galoppi è un rappresentante di Magistratura indipendente, la corrente considerata più a destra nella classificazione politico-culturale delle toghe, da cui Piercamillo Davigo è uscito due anni fa insieme a un consistente numero di colleghi, fondando il gruppo chiamato Autonomia e indipendenza. Tra i motivi della scissione da Mi c’era anche il dissenso con la posizione del leader Cosimo Ferri, che da quattro anni e mezzo occupa la poltrona di sottosegretario al ministero della Giustizia, inizialmente come tecnico in quota Forza Italia e poi, dopo l’uscita di Berlusconi dalla maggioranza del governo Letta, come tecnico e basta.
Nella sua intervista Galoppi s’è detto allibito se davvero lei avesse affermato che chi non rifiuta la prescrizione dovrebbe vergognarsi, perché «non spetta a un magistrato esprimere valutazioni morali sulle scelte processuali». Che cosa replica?
«Che io non stavo parlando della prescrizioni in generale né delle scelte processuali di un cittadino comune, ma del caso specifico dell’ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, cioè di una persona che ha svolto ruoli amministrativi. E non ho fatto valutazioni morali, bensì ho citato e interpretato l’articolo 54 della Costituzione, secondo il quale “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”. Non mi pare che chi evita una condanna grazie alla prescrizione possa rivendicare di aver svolto il suo compito con onore».
Dunque secondo lei un uomo politico deve sempre rinunciare alla prescrizione?
«Può fare quello che vuole, ma la Costituzione pone una netta distinzione tra i cittadini che esercitano funzioni pubbliche e tutti gli altri. Non sono uguali, perché chi amministra ha doveri e obblighi in più, tra cui quello di adempiere al proprio ruolo con onore. Mi sembra strano che debba ricordare queste cose a un magistrato che siede al Csm».
L’altra sera in tv le hanno chiesto chi risarcisce le persone che escono innocenti dai processi, e lei s’è alterato. Perché?
«Perché nell’elenco avevano inserito Penati, che per un reato ha usufruito della prescrizione pur avendo dichiarato in passato che vi avrebbe rinunciato,
e dunque non mi pare che ci sia nulla da risarcire. Io come magistrato svolgo funzioni pubbliche, e se in un procedimento penale vengo accusato di reati poi dichiarati prescritti, per quei fatti scatta l’azione disciplinare. Altro che risarcimento».
Dietro il dibattito che a intermittenza si riaccende sulle sue dichiarazioni c’è sempre il retropensiero che un giorno lei possa scendere in politica, e assumere una carica di governo.
«Sono 25 anni che rispondo che non mi interessa, e che non farò mai politica. E lo ribadisco, di più non posso fare».
Il prossimo anno si voterà per il Parlamento ma anche per il rinnovo del Csm. Lei si candiderà al Csm?
«A questa domanda non rispondo».
Questo significa che potrebbe farlo.
«Significa che non rispondo».