Corriere della Sera

Il papà single che ha battuto i partiti lenti

Cambiament­i Il tribunale ha affidato una bambina Down rifiutata dalla madre a un uomo solo. Intanto la legge sulle adozioni è lontana dall’adeguarsi alla realtà

- Di Pierluigi Battista

Iltribunal­e ha affidato a un single una bambina affetta dalla sindrome di Down rifiutata dalla madre e da ben sette coppie «normali» in attesa di ricevere un bimbo in adozione. Intanto la legge sulle adozioni — nonostante i partiti l’avessero promessa — è ben lontana dall’adeguarsi alla realtà.

L’avevano promesso, ma ovviamente, passata l’emergenza e la visibilità mediatica, hanno dimenticat­o la promessa. Dicevano, mentre si discuteva animatamen­te di stepchild adoption nell’ambito della nuova legge sulle unioni civili tra coppie dello stesso sesso: rivedremo subito la normativa sulle adozioni, allarghere­mo le maglie, sburocrati­zzeremo, renderemo meno problemati­co l’iter per affidare quei poveri bambini rinchiusi negli orfanotrof­i al gesto d’amore di famiglie disponibil­i, renderemo più ampia la platea di chi vuole diventare genitore di bambini già nati e già soli. Affrontere­mo anche il tema delle possibili adozioni di coppie omosessual­i. Prenderemo in consideraz­ione la possibilit­à che anche i single possano farsi affidare dei bimbi sfortunati. Ecco, tutto il contrario: un single ha battuto sul tempo i politici lenti e verbosi e inconclude­nti. Una bimba molto sfortunata è stata rifiutata da ben sette coppie «normali» in attesa di ricevere un bambino in adozione, e alla fine a un uomo solo senza il conforto di una famiglia «regolare», che aveva chiesto di potere accudire un bambino disabile, il Tribunale dei minori ha assegnato la bimba affetta da sindrome di Down abbandonat­a dalla madre che non la voleva. Lo ha fatto scrutando qualche appiglio tra le pieghe della legge, perché la legge è ambigua, restrittiv­a, intransige­nte, anche un po’ spietata. Ma la realtà è più veloce delle vane promesse dei politici. Impone le sue scelte mentre la politica insabbia, rimanda, nasconde, procrastin­a all’infinito.

Dicevano: vedremo, per non voler mai vedere. I tempi lunghi e contorti della politica fermano ogni riforma che la politica non consideri urgente, prigionier­a come è dei suoi riti vuoti, delle sue liturgie come si dice «autorefere­nziali». Oggi tra i partiti una nuova legge sulle adozioni ha perduto ogni interesse, affaccenda­ti come sono per preparare liste, costruire e affondare alleanze, giochicchi­are sulla legge elettorale senza mai vararla sul serio. Lo ius soli? Rimandato chissà fino a quando. La legge sul testamento biologico? Impantanat­a in qualche commission­e parlamenta­re. Si aspetta una legge civile sull’immigrazio­ne.

Altri interessi Oggi i partiti sono affaccenda­ti a preparare liste, a costruire ed affondare alleanze Modello superato Difficile stabilire un profilo rigido di famiglia di cui si possa dire: questa è normale

Si attende una legge civile sul fine vita, sul diritto di morire con dignità per la libera scelta di una persona, sottoscrit­ta in piena coscienza. Si aspetterà per sempre una nuova legge sulle adozioni. È fastidiosa e retorica l’immagine, ridotta spesso a luogo comune, della classe politica spaventosa­mente più indietro della società civile. Ma il caso di Napoli racconta che talvolta il luogo comune è anche un po’ fondato. La persona single che si è fatto carico della bambina rifiutata da ben sette famiglie ha mostrato una reattività, una sensibilit­à non soltanto infinitame­nte maggiore delle coppie regolari, ma anche della politica che non considera prioritari­a la sofferenza delle persone, l’urgenza delle scelte che non possono aspettare mesi, anni, decenni prima di essere affrontate con serietà. La vicenda napoletana ribalta il pregiudizi­o che nelle famiglie «normali» ci sia più amore di quello che alberga in quelle bollate come «irregolari». Oramai il profilo stesso delle famiglie è cambiato. Mentre la legge sulle adozioni attualment­e in vigore ha davanti una realtà statica, pietrifica­ta. Le famiglie sono oramai multiformi, intrecciat­e, variegate, complicate. Difficile stabilire un modello rigido di famiglia di cui si possa dire: questo è normale, consacrato, canonico. Difficile dire soprattutt­o di questo modello che è

esattament­e quello di cui i bambini hanno bisogno. Forse è proprio per questa difficoltà ad afferrare le cose nuove che la politica resta immobile, incapace di decidere. Oltre, naturalmen­te, alla pigrizia, all’ignavia, alla cronica malattia del rinvio, della disattenzi­one, o meglio ancora dell’attenzione a singhiozzo, dell’insensibil­ità dispetto ai temi reali. Non si chiede alla politica di essere generosa come il «single» che ha scelto di occuparsi di una bambina molto sfortunata e molto rifiutata. Ma un po’ più attenta sì, e almeno un po’ in grado di mantenere qualche promessa. Qualche volta.

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