Difesa ed energia Così il Cremlino fa affari con Riad
Investimenti energetici per 3 miliardi di dollari, proroga dell’impegno reciproco a tagliare la produzione di petrolio che ha già fatto risalire i corsi del greggio, promesse di vendite d’armi, prove di diplomazia mediorientale. Produce un bilancio largamente attivo il vertice moscovita tra Vladimir Putin e il sovrano saudita Salman bin Abdulaziz. Ma soprattutto conferma il protagonismo a tutto campo della Russia in Medio Oriente, dove il Cremlino si mostra ormai capace di dialogare attivamente con tutti i principali attori della regione. La visita di Re Salman è un inedito della Storia: mai un monarca della casa dei Saud si era recato in Russia, Paese alleato dell’Iran sciita, il nemico mortale di Riad e non ultimo di nuovo in modalità «Guerra Fredda» con gli Stati Uniti, da sempre grandi sponsor dell’Arabia Saudita. Ma la diplomazia russa ha imparato da tempo che in Medio Oriente il principio di non contraddizione ha
Prima volta La visita di Salman a Mosca è un inedito: mai un re saudita era andato in Russia
valore relativo. Troppi interessi in comune legano infatti i due maggiori esportatori di petrolio al mondo, per non rafforzare un rapporto bilaterale che beneficia entrambi. Perfino sul tema delicato delle vendite d’armi non c’è legame geostrategico che tenga: lo dimostra la firma di un memorandum d’intesa per l’acquisto da parte saudita del sofisticato sistema di difesa aerea S-400, lo stesso di recente venduto dai russi alla Turchia, con grande disappunto degli Usa. Certo non c’è stata alcuna svolta sulla Siria, dove Mosca appoggia il regime di Assad e Riad le fazioni ribelli. Ma non c’è stato neppure alcun segnale di disaccordo. Anzi, il ministro degli Esteri russo Lavrov ha parlato di «ampio consenso» fra i due leader sulla lotta al terrorismo e la necessità di trovare soluzioni diplomatiche alle crisi. Il collega saudita al-Jubeir ha aggiunto che «il rafforzamento delle relazioni russo-saudite avrà un impatto positivo sulla stabilità e sicurezza della regione e del mondo». Non sono frasi che suoneranno positive alle orecchie suscettibili di Donald Trump.