Becker ha fatto
L’angelo biondo che negli anni Ottanta insegnò alla Germania a sentirsi uber alles anche sul campo da tennis ha perso quota, andando a schiantarsi contro una montagna di debiti. Impietosa con l’idolo caduto, la Frankfurter Allgemeine ha fatto i conti in tasca a Boris Becker, 49 anni, il tre volte vincitore di Wimbledon (’85, ’86, ’89) di cui il tribunale di Londra ha dichiarato la bancarotta: 54 milioni di sterline, circa 61 milioni di euro, dovuti a 14 creditori, 37 solo all’uomo d’affari svizzerotedesco Hans-Dieter Cleven che per primo aveva creduto nelle capacità manageriali del campione a fine carriera, spalancandogli sotto i piedoni (piatti) un futuro post tennis.
Celebre per il polso d’acciaio, per la potenza dei colpi e la spavalderia con cui a 17 anni e 227 giorni si era annesso il prato più importante di Wimbledon, primo tedesco della storia a riuscire nell’impresa (e tanto più virile del barone Von Cramm, omosessuale mai dichiarato nella Germania nazista), oggi Becker non sarebbe in grado di fuggire di corsa all’orda di creditori furenti: appesantito da vent’anni di birra, donne, eccessi e investimenti sbagliati, a poco più di un mese dal 50esimo compleanno Boris è un ex fuoriclasse bolso, tinto e con le borse sotto gli occhi, pesantemente zoppicante (regalo di tre lustri di professionismo), lontanissimo dall’immagine dell’adolescente ariano con gli occhi cerulei con cui aveva sedotto i tedeschi e la modella di colore Barbara Feltus (celeberrima la copertina di Stern con la coppia nuda), prima moglie. Per Becker parla l’avvocato berlinese Christian-Oliver Moser («Le richieste contestate al