«Anche i patrioti fra le “vittime del Sud”»
Nellamozione del M5S al Consiglio regionale pugliese per ricordare le «Vittime del Sud dell’unificazione d’Italia» c’è un equivoco di fondo. Quali sono le vittime da ricordare? Quelle cadute sotto le armi dei piemontesi, o quelle uccise dai briganti? Non credo sia giusto operare discriminazioni. Bene farebbe il presidente Emiliano a sentire altri pareri, oltre a quello di Pino Aprile. Scoprirà una storia dell’unità d’Italia diversa, un Risorgimento con solide radici meridionali, fatto anche da uomini del Sud che hanno lottato per gli ideali di libertà e di giustizia fino alla morte. Una storia iniziata con la Repubblica napoletana e terminata nel 1860 con l’ingresso di Garibaldi a Napoli, una storia che oppone un deciso No alla «giornata della memoria» come la intendono i rappresentanti del MS5. I patrioti del 1799, i Carbonari della rivoluzione del 1820-21, i liberali del 1848 e le vittime dei briganti, le donne stuprate e uccise, i tanti militari caduti sono o no pure essi «vittime del Sud dell’unificazione d’Italia»? Non sarebbe meglio accomunare tutte le vittime di quel cruciale momento della nostra storia in un unico, deferente ricordo? E il brigantaggio post-unitario è stato una dannata guerra civile, in cui tante sono state le atrocità commesse dai contendenti, sulle quali si dovrebbe riflettere in modo sereno. L’accanimento revisionistico, che «usa la storia come una clava», non aiuta certo a comprenderlo.
Giuseppe Clemente, peppeclem@virgilio.it L’autore della mail si augura che il Consiglio regionale pugliese saprà venir fuori dalla imbarazzante situazione
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