Corriere della Sera

Tutto è mosaico Il sogno (realizzato) di un francescan­o

- F. Bat.

Le mani sottili di Fatima sminuzzano le lastre, dividono i colori, pinzano i tasselli. Rapidissim­e. Come Fatima, alla scuola di mosaico che padre Michele Piccirillo fondò sul Monte Nebo, oggi lavorano dieci ragazze disabili. Pazienti, silenziose. Per un tableau, occorrono anche due mesi di lavoro. Per decorare un uovo di struzzo, ci vogliono 120 ore. Ma loro sono così abili da mettere in mosaico tutto quel che i clienti chiedono: paesaggi, attori, lo stemma della Roma... La scuola dà di che vivere a 160 famiglie ed è uno dei grandi lasciti del francescan­o Michele, qui sepolto nel 2009, che dedicò la vita ai tesori della Terrasanta. Amico di papi e regine, padre Piccirillo è il nome italiano che sempre torna nella storia della Giordania. Casertano, arrivò da queste parti a 16 anni, deciso a farsi frate. Biblista e archeologo, nel ’76 fu il primo a scavare sistematic­amente sul Monte Nebo, rivelandon­e i mosaici. Ma la sua scoperta più importante si chiama Umm al-Rasas, patrimonio Unesco: una città bizantina, in gran parte da disseppell­ire, che ci ha donato immagini, animali, raffiguraz­ioni di città, capolavori di pavimenti mosaicati non inferiori a Ravenna. Nemico dei truffatori («quanti ce n’è») e dei fanatici (idem), Piccirillo seppe collaborar­e e confrontar­si con archeologi ebrei e musulmani: «La pace — diceva — si costruisce anche su queste cose».

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