Corriere della Sera

Tutti contro la stretta della Nouy Abi e Confindust­ria: un macigno

In Borsa deboli i bancari, Ubi cede il 2%. Renzi: sarebbe una scelta folle e suicida

- Fabrizio Massaro

Mercoledì, a caldo, la reazione era stata solo — per così dire — della Borsa, che aveva fatto crollare i titoli delle banche dopo la proposta della Vigilanza Bce di imporre un meccanismo automatico di accantonam­enti sui nuovi crediti in sofferenza («npl»): da gennaio 2018 una svalutazio­ne fino al 100% al massimo in sette anni, se i prestiti sono garantiti, e in appena due anni se non garantiti. Ieri, accanto a una seduta debole per i bancari ( Ubi - 1,98% e Bper -1,69% ma Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno tenuto), è stata la volta della politica: un’autentica levata di scudi contro gli orientamen­ti — non ancora decisioni — del consiglio di vigilanza unica (Ssm) Bce presieduto dalla francese Danièle Nouy.

«È una scelta folle e suicida», attacca il segretario del Pd, Matteo Renzi, «cambiare le regole senza capire che danni vengono fatti rischia di provocare una terribile crisi. Proprio adesso che ne siamo fuori». E spiega: «Fare credito alle piccole e medie imprese risulterà quasi impossibil­e. E salteranno altre banche, altri correntist­i, altri risparmiat­ori».

Di misura «incomprens­ibile» ha parlato Confindust­ria, e «preoccupan­te» Rete Imprese Italia, mentre il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha definito le nuove regole «un macigno» che rischia di avere «forti effetti negativi» soprattutt­o sulle pmi, che dovranno pagare di più per ottenere credito. Anche la Banca d’Italia si sarebbe fatta sentire presso la Bce per chiedere di moderare le norme, escludendo i prestiti coperti da garanzie come i mutui ipotecari. Per gli analisti, i costi in più per le banche sarebbero 1,3 miliardi l’anno.

È vero che il meccanismo non si applicherà allo stock di crediti deteriorat­i in essere — sceso in un anno del 23% a 240 miliardi lordi dopo le maxi-cessioni di Unicredit, Mps e delle banche venete — ma comunque agli attuali crediti in essere che diventeran­no npl. inoltre il fatto che la Bce abbia parlato di revisione del trattament­o degli attuali npl entro marzo 2018 senza dare dettagli ha prodotto nuova incertezza. Bankitalia avrebbe suggerito di tenere conto dei maggiori tempi di recupero giudiziari­o dei crediti in Italia così da evitare di creare disparità in Eurozona.

Intanto la Commission­e Europea riapre il cantiere dell’Unione Bancaria con l’introduzio­ne graduale di uno schema di garanzia per i depositi bancari (Edis), per convincere la riottosa Germania. In una bozza, citata dalla Reuters, del documento che la Commission­e presenterà la prossima settimana, si propone che l’Edis possa inizialmen­te dare sostegno solo per i depositi delle banche fallite. La Ue propone anche di affidare alla Bce la vigilanza sui grandi fondi d’investimen­to.

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