Zappacosta e Darmian le frecce azzurre d’Inghilterra
È il momento di mettere la freccia. Nel dubbio, meglio due. Tanto la strada la conoscono bene: Davide Zappacosta e Matteo Darmian tornano nello stadio dove hanno preso il volo, destinazione Premier League, con l’allenatore che al Torino prima e adesso in Nazionale ha messo le ali alle loro carriere. I «figliocci» di Ventura adesso sono alle prese con Antonio Conte al Chelsea e José Mourinho al Manchester United, senza essere titolari fissi, ma hanno sempre avuto un rapporto speciale con i loro tecnici: tutti e due curiosamente sono stati allenati in carriera dal proprio papà, Zappacosta nei giovanissimi del Sora e Darmian all’oratorio di Rescaldina.
«È stata una delle stagioni in cui ho giocato di meno — racconta Davide — perché mio padre voleva dimostrare di non fare favoritismi…». Ma «Zambrottino», che aveva Pavel Nedved come idolo da bambino, ha cominciato presto a correre più di tutti sulla fascia, dopo un anno giocato anche da trequartista. Atalanta, Avellino, ancora Atalanta e poi il Torino con Ventura e Mihajlovic sono state le tappe di una carriera in ascesa. Fino al 31 agosto, quando Conte ha chiamato Zappa al Chelsea per 25 milioni di euro, con un contratto quadriennale da 2,5 a stagione. Per i tifosi londinesi, che non lo conoscevano, l’ex granata è diventato subito «Panic boy», ovvero l’acquisto un po’ forzato dell’ultimo minuto. Per Ventura, pochi giorni dopo contro Israele, l’esterno destro si è rivelato la mossa vincente sulla fascia destra per guarire la depressione post Spagna degli azzurri. Perché Davide in questo momento ha una marcia in più. Non a caso, al debutto in Champions contro il Qarabaq, è diventato «Zappacoast to coast» grazie alla sua cavalcata e al suo mirabolante gol, che ha fatto impazzire gli inglesi. Con tanto di confessione incorporata («In realtà volevo crossare…»), che si è rivelata utile per tenere tutti coi piedi per terra.
Perché Davide, come Matteo, in fondo è un terzino della porta accanto, con licenza di attaccare e possibilmente di crossare. Darmian è entrato a 10 anni a Milanello, dove guardava come marziani Nesta e Maldini. Coi rossoneri ha giocato 4 volte, poi le esperienze di Padova e Palermo lo hanno portato al Torino, grazie al quale ha trovato la Nazionale, sia con Prandelli che con Conte. Al Mondiale in Brasile tutti erano succubi di Cassano e Balotelli, mentre lui diceva cose come questa: «Il mondo può cambiare con la sobrietà». Il suo unico gol in azzurro è arrivato a Baku, nella vittoria che ha dato la qualificazione all’Europeo francese, dove poi sbaglierà l’ultimo rigore con la Germania. Oggi, più sobriamente, bisogna strappare il biglietto per il playoff. Ma le frecce servono eccome.