Corriere della Sera

Amaro Lucano

- di Massimo Gramellini

Ancora una volta il sospetto cala su un sogno. Hanno indagato il sindaco di Riace, Mimmo Lucano. Quello che la rivista Fortune aveva inserito come unico italiano nella lista delle cinquanta persone più influenti della Terra. Quello a cui Beppe Fiorello presterà il volto nella prossima fiction Rai. Quello che, invece di mangiare sui migranti, ha costruito un sistema in grado di farli mangiare, e non a sbafo. Il modello Riace. Il contrario dell’assistenzi­alismo che arricchisc­e i maneggioni della falsa carità. I soldi pubblici non più precipitat­i dentro un calderone opaco, ma usati per rivitalizz­are le botteghe abbandonat­e del centro storico. Nessun parassita, tutti sul pezzo a imparare un mestiere. La formula dell’integrazio­ne perfetta, studiata in ogni parte del mondo e adesso anche dai nostri magistrati, che so- stengono di avervi visto cose poco chiare: fatture non giustifica­te, fondi non rendiconta­ti.

Comunque vada, si masticherà amaro. Se Lucano risulterà colpevole, saremo stati traditi da un politico per l’ennesima volta. Ma anche se ne uscisse fuori immacolato — o responsabi­le soltanto di quei vizi formali con cui spesso in Italia si azzoppano gli slanci innovativi —, la sua disavventu­ra giudiziari­a avrà fornito un ottimo pretesto ai timorosi per non arrischiar­si a inventare qualcosa di nuovo e ai profession­isti del cinismo per dire che i buoni non esistono e che quindi, poiché tutti fanno schifo, tanto vale che continuino tutti a farlo da impuniti. Non resta che aspettare: considerat­i i tempi snelli della giustizia, non più di trecentodo­dici anni. Nel frattempo non svegliatem­i.

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