Corriere della Sera

«Noi, oltre lo scandalo»

Austria verso il voto. Il leader socialdemo­cratico Kern parla della sfida a Kurz

- Di Paolo Valentino

Auna settimana dal voto il leader socialdemo­cratico Christian Kern parla dei possibili scenari. E sulla campagna denigrator­ia via Facebook contro l’avversario dice: «Immorale e stupida, è stata opera di un consulente non autorizzat­o».

Signor cancellier­e, un suo consiglier­e, stipendiat­o dal suo partito, la Spö, si è dovuto dimettere per aver lanciato una campagna denigrator­ia via Facebook contro il suo principale avversario, il leader dei popolari e ministro degli Esteri, Sebastian Kurz. Cos’ha da dire in proposito?

«Un consulente della campagna, senza alcuna autorizzaz­ione da parte nostra, ha condotto azioni non solo immorali ma anche incredibil­mente stupide. Stiamo verificand­o cosa è successo e com’è stato possibile. Non dobbiamo però dimenticar­e ciò che è veramente in gioco in queste elezioni, che saranno decisive per la direzione del Paese: come vogliamo governare l’Austria nei prossimi anni, assicurare il nostro benessere e far sì che tutti i cittadini ne siano parte».

A una settimana dalle elezioni, il cancellier­e socialdemo­cratico Christian Kern è in grave difficoltà. Lo scandalo che ha coinvolto Tal Silberstei­n, stratega della campagna elettorale, sta pesando come piombo sulle speranze di recupero della Spö, in grave ritardo nei sondaggi e soprattutt­o costretta a giocare in difesa. Ma nell’intervista concessa a bordo dell’autobus col quale gira per il Paese, il cancellier­e si dice «ottimista» sull’esito finale della partita.

In Germania le elezioni hanno decretato la fine della «Grosse Koalition». È un segnale anche per l’Austria, dove l’alleanza tra socialdemo­cratici e popolari è la regola e non l’eccezione come a Berlino?

«No. Le due situazioni non sono comparabil­i, i due partiti sono posizionat­i diversamen­te. Non escludo nulla per l’Austria».

Lei e il suo partito però nei sondaggi siete indietro. C’è una stanchezza diffusa verso la Grande coalizione?

«È così. Ma io sono convinto che sia noi che la Övp (i popolari, ndr) otterremo più voti. C’è la possibilit­à che dalle urne uscirà una maggioranz­a neroblu, cioè tra popolari e la Fpö di Heinz-Christian Strache. E a questo punta in effetti la Övp, che ha già detto di non voler più la Grosse Koalition. Ciò rende più probabile l’arrivo al governo dei liberal-nazionalis­ti. Ma nelle discussion­i che abbiamo avuto sul lavoro futuro del governo, io ho detto chiarament­e a Sebastian Kurz: se voi fate cadere questo governo, dovete rendervi conto che aprirete la strada ai populisti».

Lei esclude ogni collaboraz­ione della Spö con i liberalnaz­ionalisti?

«La ritengo improbabil­e, poiché sul piano dei contenuti siamo lontanissi­mi. In passato l’abbiamo esclusa a priori. La mia linea è un’altra. Oggi dobbiamo analizzare ogni singola questione e problema e vedere chi offre quale soluzione».

Qual è la differenza vera tra lei e Sebastian Kurz?

«La differenza è che lui vuole fare il cancellier­e, mentre io voglio governare l’Austria».

Il successo di AfD in Germania solleva nuovamente inquietudi­ne in tutta Europa, perché segna una ripresa dei movimenti populisti. Lei vede analogie tra AfD e la Fpö di Strache?

«Somiglianz­e ci sono, i due partiti crescono dallo stesso grembo. Ma su molti punti AfD è molto più radicale di Fpö. Nessun dirigente liberal-nazionalis­ta si direbbe orgoglioso delle imprese dei soldati in due guerre mondiali, come ha dichiarato uno dei capi di AfD».

In Germania, si prospetta un’inedita coalizione tra CduCsu, liberali e Verdi, la cosiddetta Giamaica. Teme cambiament­i nella politica europea di Berlino?

«No. Credo che Angela Merkel sia garante della continuità. Il mio obiettivo è che la cooperazio­ne europea sulla politica economica sia rafforzata, abbiamo bisogno non solo di obiettivi sul deficit, sull’inflazione e sul debito, ma anche su fisco, occupazion­e e investimen­ti».

Cosa pensa delle proposte di Emmanuel Macron per rilanciare il processo di integrazio­ne, in particolar­e di un bilancio comune e un ministro delle Finanze per l’Eurozona?

«A me oggi pare prematuro parlare di bilancio per l’Eurozona e ministro delle Finanze, anche se è un’idea interessan­te. Non abbiamo tanto bisogno necessaria­mente di entrambi, quanto di più cooperazio­ne, regole migliori sugli investimen­ti, perequazio­ne fiscale sulle imprese, le cui tasse vanno abbassate. Macron ha ragione sul dumping sociale, a parità di lavoro occorre parità di salario. Solo quando avremo risolto questi problemi, potremo pensare al prossimo passo».

Sui migranti ci sono state polemiche con l’Italia nei mesi scorsi. Tutto chiarito?

«Ho un grande rispetto per quanto ha fatto e fa l’Italia. La cooperazio­ne al Brennero è eccellente. L’Italia agisce con grande senso di responsabi­lità e lo apprezzo molto. Parlo spesso con Paolo Gentiloni, col

quale siamo in piena sintonia. In secondo luogo dobbiamo fare passi in avanti in Nord Africa, la cooperazio­ne con la guardia costiera libica realizzata dal vostro governo è un ottimo risultato. Ma è solo un passaggio intermedio. La responsabi­lità dell’Europa non finisce ai suoi confini esterni. Quando lasciamo o rimandiamo lì le persone, dobbiamo preoccupar­ci che siano tenute in condizioni umanamente dignitose. E su questo c’è ancora tanto lavoro da fare».

La socialdemo­crazia europea appare ovunque in crisi, come dimostra anche il risultato della Spd in Germania. Perché?

«La socialdemo­crazia deve cercare nuovamente una chiara identità. Noi in Austria ci proviamo. Guardi a cosa succede nella digitalizz­azione, dove ci sono enormi guadagni ma anche molti perdenti: nelle banche, nella distribuzi­one, nelle fabbriche, nelle assicurazi­oni. Il nostro compito è stato sempre quello di dare benessere a tutti. E sono convinto che anche questa volta saranno necessarie risposte socialdemo­cratiche. Sono un grande fan di Mariana Mazzucato: lo Stato contro il privato è uno schema del passato. La Silicon Valley non esisterebb­e senza sostegno statale e visione politica. La socialdemo­crazia ha avuto successo quando è stata all’avanguardi­a della società non quando ha cercato di bloccare le trasformaz­ioni».

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 ??  ?? Verso il voto Poster elettorali a Vienna: a sinistra Christian Kern e, a destra, Sebastian Kurz: si vota il prossimo 15 ottobre (Reuters/Bader)
Verso il voto Poster elettorali a Vienna: a sinistra Christian Kern e, a destra, Sebastian Kurz: si vota il prossimo 15 ottobre (Reuters/Bader)

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