Corriere della Sera

«Basta toghe nei talk show»

Il vicepresid­ente del Csm non nomina Davigo ma accusa «chi passa da tv e giornali alla Cassazione»

- Di Fabrizio Caccia

No ai giudici nei talk show. Giovanni Legnini, vicepresid­ente del Csm, non nomina mai Davigo ma punta il dito contro la sovraespos­izione mediatica delle toghe.

«Ho letto le dichiarazi­oni ma non intendo fare commenti», risponde lapidario al telefono Piercamill­o Davigo, giudice di Cassazione ed ex presidente dell’Associazio­ne nazionale magistrati. Le dichiarazi­oni sono quelle del vicepresid­ente del Consiglio superiore della magistratu­ra, Giovanni Legnini, intervenut­o ieri a Roma al congresso straordina­rio delle Camere penali: «Non è in discussion­e la libertà di espression­e per ciascun magistrato — ha detto Legnini — ma in nessun Paese europeo sarebbe consentito passare con tale facilità dai talk show e dalle prime pagine dei giornali all’esercizio di funzioni requirenti, giudicanti e anche alla presidenza di collegi di merito e di Cassazione...».

Proprio quest’ultimo riferiment­o alla presidenza di collegi di Cassazione — Davigo è presidente della II Sezione Penale presso la Suprema Corte — ha fatto pensare che Legnini ce l’avesse con l’ex pm di Mani Pulite, ospite martedì scorso di Giovanni Floris a Di Martedì su La7 dove ha parlato di giustizial­ismo e lotta alla corruzione, poi giovedì ad Agorà, il programma di Serena Bortone su Rai3, e infine ieri in prima pagina sul Corriere, intervista­to da Giovanni Bianconi. Ma a chi gli chiedeva se le sue critiche contro la sovraespos­izione mediatica delle toghe fossero da intendersi rivolte a Davigo, Legnini ha replicato senza specificar­e: «Mi voglio solo riferire al fatto che, nell’Europa dei diritti e del rispetto delle funzioni istituzion­ali, in nessun Paese ciò è consentito con tale facilità». Poi, però, ecco un nuovo affondo: «Non esistono disposizio­ni e norme che consentono di arginare questo fenomeno, ma l’argine spetta a ciascuno dei protagonis­ti, soprattutt­o a chi tiene al rispetto sacrosanto dell’indipenden­za e dell’imparziali­tà della magistratu­ra che deve essere percepita come tale da ciascun cittadino».

Non va per il sottile, invece, il vicepresid­ente del Senato, Maurizio Gasparri, di Forza Italia, che chiama in causa direttamen­te l’ex capo di Anm: «Davigo continua ad andare in television­e e a fare interviste sui giornali. Nega di voler partecipar­e alla vita politica, ma si comporta da leader politico emettendo giudizi su tutto e su tutti. Leggo anche preoccupat­o che potrebbe diventare il presidente della Corte di Cassazione. La trasformer­à in una tribuna elettorale permanente più di quanto non sia già avvenuto in questi anni? Mi auguro davvero che il Csm eviti l’errore. Davigo parla ovunque di tutto, dimostrand­o che indossano la toga persone che non possono valutare il comportame­nto dei cittadini nei tribunali, perché non autonome e indipenden­ti».

Nell’Europa dei diritti, in nessun Paese questo passaggio è consentito con tale facilità Giovanni Legnini

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