Corriere della Sera

Il leader e il gioco del cerino Il suo vero obiettivo è l’ex sindaco di Milano

- di Maria Teresa Meli

Matteo Renzi è sincero quando dice: «Non impazzisco per il tema». Ma poi sa che, alla fine della festa, la protagonis­ta della scena politica in questo momento è la legge elettorale. Il che lo costringe a prendere delle decisioni. Perché il Rosatellum, per la «sua capacità di fare coalizione», e, quindi, di dare più chance di vittoria al Pd, lo convince. Tant’è vero che ieri, in direzione, ha ottenuto un «sì» all’unanimità.

Esattament­e ciò che Silvio Berlusconi chiedeva per motivare i suoi e compattarl­i. Il segnale dal Nazareno è arrivato. Forte e chiaro.

È una legge elettorale, il Rosatellum, che penalizzer­à di una sessantina, settantina, i seggi i grillini, e ne regalerà qualche decina in più al centrodest­ra e al centrosini­stra.

Questo Renzi pragmatico, che ascolta i consigli di Romano Prodi, grande fautore del «centrosini­stra largo», e che in direzione si mostra accattivan­te e pronto al dialogo, non è un Renzi improvvisa­mente di sinistra. Anche se dice che gli «avversari non sono quelli che se ne sono andati dal Pd». Questo fa parte del gioco del cerino, perché il segretario non si incaricher­à mai della rottura con Mdp e non la cercherà. Bisogna dimostrare che chi rompe la sinistra e non ne vuole riattaccar­e i cocci sono gli scissionis­ti. «E D’Alema in questo senso aiuta», ironizza un renziano d’alto rango.

L’obiettivo, dunque, non è un’alleanza con Mdp, che tanto non ci sarà mai. Ma con Pisapia. Anche se Andrea Orlando è convinto che con gli scissionis­ti occorra tenere «aperto il dialogo».

In effetti pure la minoranza del Pd sa che Mdp non vuole allearsi con il Partito democratic­o e, anzi, lo aspetta al varco di una sconfitta siciliana. Ed è questo il motivo per cui per Matteo Renzi è così importante portare a casa alla Camera il Rosatellum subito, prima delle elezioni del 5 novembre, anche se il presidente Sergio Mattarella, preoccupat­o delle sorti della manovra, vorrebbe un rallentame­nto, con conseguent­i consultazi­oni politiche ad aprile e non a marzo.

Insomma, il Rosatellum è l’ultima chance per tutti. Non è un caso che Gianni Cuperlo, grande fautore della ripresa dei rapporti con Mdp, alla fine ammetta: «Non possiamo permetterc­i di affossare questo altro tentativo di riforma». Tentativo che, come si è detto, il Quirinale vorrebbe rallentare per paura di incidenti sulla legge di Bilancio. Legge che Renzi e Gentiloni vogliono far passare senza apporti di Forza Italia. Per dimostrare che, nonostante ciò che dice Massimo D’Alema, non c’è nessuna intesa segreta con Berlusconi. Del resto è esattament­e quello che Prodi vuole: «Nessun inciucio».

Per il resto nel Pd tira aria di tregua. Ed è anche per questa ragione che il segretario rinnova la sua fase zen. Già, perché la minoranza sembra aver siglato una sorta di armistizio. Lo ha fatto quando ha deciso di non mettere più in discussion­e la leadership di Renzi. E infatti il segretario osserva: «Ho molto apprezzato Orlando che ha sostenuto l’inesistenz­a di un legame tra le elezioni siciliane e la leadership».

Il sì unanime Ieri in direzione un «sì» all’unanimità. Ciò che Berlusconi chiedeva per motivare i suoi

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