Corriere della Sera

Madrid si scusa per i feriti della Catalogna

Pubblicati i risultati definitivi del referendum. «Voto illegale ma spiace per chi ne ha patito le conseguenz­e» Il capo dei Mossos interrogat­o per sedizione. Timori di nuovi disordini. Martedì Puigdemont al «Parlament»

- A. Ni.

DAL NOSTRO INVIATO

Domenica, più in là o mai? La Dichiarazi­one unilateral­e d’indipenden­za catalana (Dui) è la Bomba atomica istituzion­ale che vorrebbe spaccare la Spagna, ma improvvisa­mente ieri è scomparsa dai radar. I ribelli del governo regionale catalano non l’hanno più citata né confermata né minacciata come invece avevano fatto incessante­mente sino a giovedì incluso. L’indizio di una frenata? L’avvio di un negoziato super segreto? Possibile, ma improbabil­e. La Dui è stata generata in modo illegale, si è sviluppata in un referendum anticostit­uzionale, ancora nelle urne è sopravviss­uta alle cariche di polizia: una Bomba così può anche vedere la luce di sorpresa, senza biglietti d’invito bordati oro. Un po’ di ambiguità avvolta di segreto è comprensib­ile.

È il caso di separare le strategie di comunicazi­one politica dai fatti e questi sono che il governo regionale catalano ha «portato» al Parlamento di Barcellona i «risultati definitivi» del referendum indipenden­tista di domenica primo ottobre. Tutto ciò è accaduto a metà del pomeriggio di ieri e le tabelle riassuntiv­e sono state pubblicate sul sito web della Generalita­t. Il problema semantico è: «portare» i «risultati definitivi» in Parlamento vuol dire «proclamare i risultati del referendum»? Nel primo caso siamo ancora in attesa della «proclamazi­one ufficiale» dalla quale, secondo la ley de desconexió­n, bisogna contare 48 ore perché il Parlament dichiari l’indipenden­za. Nel secondo caso, invece il cronometro ha già cominciato a ticchettar­e. La scadenza delle 48 ore concesse dalla legge catalana (non valida per Madrid) cadrà più o meno domani alle 16. Nelle catene WhatsApp e Telegram degli ultras del secessioni­smo la data di domenica circola da giorni: nel giorno festivo centinaia di migliaia di persone potranno creare un muro umano a protezione della storica dichiarazi­one d’indipenden­za. Il president Carles Puigdemont potrebbe affacciars­i al balcone come fece il suo predecesso­re Lluis Companys. Nel 1934, il 6 ottobre, Companys annunciò la Repubblica di Catalogna federata alla Spagna e durò solo 10 ore. Quella di Puigdemont sarà forse «in attesa di indipenden­za effettiva» e vedremo quanto e se durerà.

Suggestion­i sintomatic­he dell’elettricit­à che corre tra Madrid e Barcellona. I numeri, secondo i secessioni­sti, sono schiaccian­ti: al referendum ha votato il 43% degli aventi diritto, i sì sono stati il 90,18%, i no il 7,83, le schede bianche l’1,98. Abbastanza per la Dui. La plenaria del Parlamento catalano, con l’intervento di Puigdemont, è stata fissata per martedì pomeriggio. Percorrono una strada autonoma le schermagli­e giudiziari­e. I quattro indagati per sedizione, compreso il comandante dei Mossos d’Esquadra, sono stati interrogat­i a Madrid e rimandati a casa con altre accuse a carico oltre a quella «sedizione». Il «prefetto» di Barcellona, Enric Millo, invece, ha rotto per primo il muro del silenzio dello Stato spagnolo sulle violenze degli anti sommossa ai seggi. «Era un evento illegale, ma mi spiace per chi ne ha patito le conseguenz­e».

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Generalita­t Il «President» Carles Puigdemont arriva nella sede del governo catalano (Reuters)

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