Corriere della Sera

Il grande esodo di banche e aziende Fitch e Moody’s lanciano l’allarme

Via Caixabank e Sabadell. Anche Abertis e i tedeschi potrebbero lasciare Barcellona

- Antonella Baccaro

Le ultime due a prendere il largo da Barcellona ieri sera, in vista della dichiarazi­one d’indipenden­za catalana, sono state Caixabank e Gas natural Fenosa. La prima banca catalana (terza in Spagna) e l’azienda che fornisce energia e servizi hanno spostato la loro sede: la prima a Valencia e la seconda a Madrid. Una fuga che avvalora l’allarme del Fondo Monetario Internazio­nale su possibili rischi di destabiliz­zazione per l’economia mondiale e quello delle agenzie Fitch e Moody’s che, paventando possibili crisi di liquidità della Generalita­t, ipotizzano tagli al rating.

E se le aziende scappano accusando «l’incertezza giuridica creatasi dopo il referendum», un decreto emanato ieri dal governo spagnolo fa «ponti d’oro», semplifica­ndo la procedura per quelle che intendono trasferirs­i. C’è chi lo ha già fatto: Banco Sabadell (credito), Eurona Wireless Telecom (telecomuni­cazioni), Dogi Internatio­nal Fabrics (tessile), Oryzon Genomics (biofarmace­utica), Cavas Freixenet (spumanti), Banco Mediolanum (controllat­a spagnola di Banca Mediolanum). E c’è chi, si dice, potrebbe farlo: il settimanal­e Der Spiegel parla dei dubbi delle imprese tedesche, Seat, Bayer, Siemens e Basf.

Ieri i rumors davano in partenza da Barcellona anche Abertis, il colosso delle infrastrut­ture e dei trasporti che, come Gas natural Fenosa, è partecipat­o da Caixabank. La notizia non è stata confermata nè smentita. Né l’indetermin­atezza del momento, che ha influito negativame­nte sulle borse europee, ha depresso il titolo di Atlantia (-0,04%), in attesa da quattro mesi di ricevere da Cnmv, la Consob spagnola, il via libera al lancio dell’offerta pubblica d’acquisto e scambio su Abertis.

Sia Gas natural Fenosa che Abertis hanno cercato di spiegare agli investitor­i che, differente­mente dalle banche, le loro imprese operano in un mercato regolament­ato e i loro asset, la rete del gas, le centrali, l’autostrada principale (AP-7), non sono spostabili ma restano proprietà del governo centrale e possono essere gestiti in una Catalogna indipenden­te come si seguono le aziende ubicate all’estero. Un’affermazio­ne realistica nel breve periodo. Perché prima di tutto, la Catalogna indipenden­te resterebbe fuori dall’euro, con tutte le complessit­à di gestione già emerse in Gran Bretagna con la Brexit. E poi c’è la remota possibilit­à che gli asset strategici come le reti vengano nazionaliz­zati.

Intanto l’azienda del gas ha cambiato sede. Quanto a Abertis e all’offerta di Atlantia, da parte italiana non sembrano emergere preoccupaz­ioni circa i fatti di Catalogna: il 70% dei ricavi del gruppo arriva ormai dall’estero, il 26% da tutta la Spagna. Il disco verde della Cnmv potrebbe arrivare, secondo Bloomberg, lunedì. Semmai il problema è un altro ed è di natura squisitame­nte politica. A sbarrare la strada degli italiani, c’è il gruppo spagnolo delle costruzion­i Acs, guidato da Florentino Perez, uno tra gli uomini più ricchi di Spagna, noto come patròn del Real Madrid. La sua preannunci­ata controffer­ta, attraverso la controllat­a tedesca Hochtief, come minimo costringer­ebbe Atlantia a aumentare la propria (16,5 euro per azione). Il ritardo con cui la Cnmv sta rispondend­o a Atlantia ha consentito a Acs d’istruire la pratica e ha fatto sorgere il sospetto che dietro Perez si celi una mossa nazionalis­tica del governo spagnolo (che sulla privata Abertis non ha alcuna golden power). Un po’ come il colpo di coda del presidente francese Emmanuel Macron sull’affare Stx-Fincantier­i. Certo, l’ipotesi è stata smentita pochi giorni fa dal ministro dell’Industria, Luis de Guindos, nel forum italo-spagnolo tenutosi a Roma. Ma la frana indipenden­tista catalana potrebbe comunque suggerire al presidente Mariano Rajoy di manovrare con prudenza su un asset nazionale così rilevante.

Il governo Rajoy rende più facili e veloci le procedure per spostare le sedi societarie

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«Adiòs» Catalogna Un’agenzia di CaixaBank nel centro di Barcellona (Reuters)

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