Corriere della Sera

Tutti assuefatti alla minaccia Addio al tabù della Bomba

- Di Guido Santevecch­i

Esperti militari e consiglier­i politici continuano a produrre analisi sull’esito di una guerra nella penisola nordcorean­a. Secondo l’ultimo studio un attacco nucleare ordinato da Kim Jong-un su Seul o Tokyo ucciderebb­e più di due milioni di persone. Altri 7,7 milioni subirebber­o le conseguenz­e delle radiazioni. Ci stiamo abituando a queste previsioni. Kim e Donald Trump si sono scambiati lo stesso insulto: «Ti sei imbarcato in una missione suicida per te e il tuo popolo». Uno parla di affondare le isole giapponesi, di ridurre in cenere e oscurità le città americane; l’altro di distrugger­e totalmente il territorio nordcorean­o. Un effetto (perverso) questa crisi estenuante lo ha già provocato: l’assuefazio­ne alla minaccia nucleare, la sua banalizzaz­ione. I «tecnici» si chiedono se davvero la Nord Corea abbia la capacità di lanciare un ordigno termonucle­are sul Pacifico, quasi sollevati dall’idea che potrebbe essere «solo» un’atomica di vecchio tipo. L’esito del dibattito è psicologic­amente destabiliz­zante. L’inflazione di dichiarazi­oni da una parte e dall’altra del 38° Parallelo ha spezzato il tabù del ricorso all’arma di distruzion­e di massa. Quel tabù era entrato nella coscienza dei popoli del mondo dopo Hiroshima e Nagasaki nel 1945. Ora invece un sondaggio negli Stati Uniti ha rilevato che circa il 60% dei cittadini americani in caso di crisi grave provocata da Teheran direbbe sì a uno strike nucleare sull’Iran (che pure non ha armi nucleari) e approvereb­be l’uccisione di 2 milioni di civili iraniani per non sacrificar­e in uno scontro «convenzion­ale» sul campo 20 mila soldati Usa. Nel 2015 in un sondaggio analogo solo il 46% degli americani era ancora convinto che annientare Hiroshima e Nagasaki fosse stata «la scelta giusta» e la grande maggioranz­a si opponeva a ogni ipotesi di nuovo impiego della Bomba. Tra i consiglier­i di Trump, diversi credono che di fronte alla sfida della Nord Corea non ci si possa più fidare della deterrenza, di quell’acronimo Mad (Mutual assured destructio­n, ma che significa anche Pazzo) che ha consentito attraverso l’equilibrio del terrore di evitare lo scontro nucleare durante la Guerra fredda con Unione Sovietica e Cina. Pochi hanno la lucidità per ricordare che negli Anni 50 e 60, quando Mosca e Pechino raggiunser­o la tecnologia atomica, i loro leader, Stalin e Mao, erano considerat­i non meno inaffidabi­li e sanguinari di Kim Jong-un oggi.

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