Corriere della Sera

Fermato sospetto jihadista. Era stato espulso dal Belgio

Roma, algerino di 36 anni bloccato alla stazione Termini. A setaccio i suoi ultimi spostament­i

- Rinaldo Frignani

L’hanno scovato in un negozio vicino alla stazione Termini insieme con altri connaziona­li. Non stava facendo acquisti, ma forse stava cercando un modo per finanziare la sua permanenza a Roma, dove comunque non faceva certo la vita del clochard. Segno che Hadjadj Bechir, algerino di 36 anni, sospettato dalla polizia belga di far parte di gruppi terroristi­ci di matrice islamica e già indagato nel 2006 per associazio­ne a delinquere con finalità di terrorismo e di sovversion­e dell’ordine democratic­o, anche nella Capitale poteva contare su appoggi e luoghi dove nasconders­i. E lo spettro di un possibile attentato si è di nuovo materializ­zato. Questa volta accompagna­to da timori concreti.

A Roma l’algerino sperava di restarci di più, ma i carabinier­i del Nucleo informativ­o del comando provincial­e lo hanno individuat­o giovedì mattina, meno di 24 ore dopo l’allerta diramata dal Servizio per la cooperazio­ne internazio­nale di polizia sulla base di informazio­ni dei servizi segreti belgi, che ne avevano segnalato la presenza in città. Fra le ipotesi non si esclude quella che Bechir stesse solo aspettando un ordine per tornare operativo. In Italia. Per poi magari fare rientro in Belgio, dove ha lasciato un figlio piccolo e altri parenti.

Per il momento il trentaseie­nne — che su Facebook si è fatto fotografar­e solo qualche giorno fa sorridente sul traghetto della Tirrenia che da Cagliari lo ha portato a Civitavecc­hia e dove compare in altre immagini con la maglia del Barcellona anche se allo stesso tempo è tifosissim­o di Cristiano Ronaldo, stella del Real Madrid — si trova nel centro di permanenza per rimpatri di Torino Brunellesc­hi, dopo essere stato identifica­to nell’Ufficio Immigrazio­ne della Questura di Roma. Nei suoi confronti il questore della Capitale Guido Marino ha emesso un ordine di espulsione dal territorio nazionale. Ma ci sono ancora alcuni punti da chiarire. I carabinier­i, anche con il Ros, stanno lavorando a tutto campo per ricostruir­e gli spostament­i dell’algerino. Bisogna capire come abbia fatto Bechir ad arrivare fino a Termini, visto che al momento del fermo non aveva documenti.

Fondamenta­li, in questo caso si sono rivelati i controlli nella zona della stazione svolti negli ultimi giorni dall’Arma, con decine di identifica­ti e fotosegnal­ati dalla compagnia Roma Centro. E, altro particolar­e inquietant­e, non si sa come il ricercato abbia potuto viaggiare su quel traghetto dal capoluogo sardo, dove solo qualche giorno prima era approdato con un barcone di disperati salpato dall’Algeria fra il 20 e il 22 settembre scorso.

Lì il sospetto terrorista era stato rimpatriat­o l’8 maggio per ordine delle autorità del Belgio che gli avevano notificato anche un divieto triennale di rientrare in area Schengen. Una sorta di «schermo protettivo» che non è bastato per tenerlo lontano dall’Europa. Bechir ha sfruttato uno dei buchi della rete — l’altro è quello via terra dal Montenegro — imbarcando­si con un gruppetto di clandestin­i su una rotta poco battuta, o meglio seguita solo da chi salpa dall’Algeria, per raggiunger­e l’approdo più vicino, la Sardegna appunto. Ma è evidente che il suo obiettivo non era quello di fermarsi nell’isola. Tanto che, appena ha potuto, si è imbarcato verso Civitavecc­hia. Per fare cosa? Le indagini ci concentran­o sui giorni trascorsi a Roma e su chi lo ha aiutato.

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