Corriere della Sera

Lara Feigel racconta l’amore tra le macerie

- Di Paolo Lepri

Caro Aldo, dopo essere vissuto adorando quasi tutto quello che ci arrivava dall’altra parte dell’Atlantico (way of life, musica, film, prodotti, tecnologia), sono arrivato alla conclusion­e che gli americani sono in buona parte dei cretini. Ne vuole una prova? Vada su YouTube ed inserisca, a caso i termini Browning, AR16, Barret, Kalashniko­v, od altre delizie del genere. Oltre al senatore texano, (in corsa per la Presidenza!!) che si cuoce compiaciut­o il suo bacon sulla canna arroventat­a del mitra, troverà migliaia di filmati in poligoni improvvisa­ti dove si spara a raffica con tutto lo sparabile. Ma con in casa una strage al mese ci vuole tanto a capire che, forse, i seicento colpi al minuto è meglio lasciarli ai militari?

Fabrizio Grandi Caro Fabrizio nessun popolo è grande a guardarlo da YouTube. ono affascinat­a dal rapporto tra vita, letteratur­a e storia: nei miei libri tento di trovare nuovi modi di scrittura che permettano il loro intreccio». Lara Feigel è riuscita a rispettare questo programma. Lo dimostra il suo primo saggio, The Love-charm of Bombs, in cui gli otto terribili mesi del blitz tedesco su Londra sono raccontati attraverso le passioni di cinque romanzieri (Elizabeth Bowen, Graham Greene, Rose Macaulay, Henry Green e l’austriaca Hilde Spiel) e le pagine che sono nate sull’onda d’aria bruciante di quelle passioni.

The Bitter Taste of Victory, anch’esso inedito in Italia, è invece un’indagine sul ruolo degli artisti e intellettu­ali arrivati da Stati Uniti e Gran Bretagna nella Germania dell’immediato dopoguerra: da Lee Miller a Stephen Spender , da Ernest Hemingway a George Orwell. Insieme a una grande attenzione per quello che Greene chiamava il «fattore umano», in questo libro emerge una visione critica delle ambiguità che rallentaro­no la rinascita morale tedesca dopo la follia del nazismo. Tanto più interessan­te ora che questo percorso, tormentato ma compiuto, trova voci che lo rinnegano. Anche in parlamento.

Laureatasi all’università del Sussex, Feigel insegna al King’s College. Vive a West Hampstead, una zona ancora al riparo dalle fiammate di caos che si sviluppano nel centro di una città diventata in molti luoghi infernale. Qui i Rolling Stones registraro­no nel 1964 il loro primo album negli studi della Decca. Qualche anno dopo quel debutto, Mick Jagger cantava I got the blues. Tristezza per una donna che, come spesso accade, se ne era andata. Niente di più. Forse è la ragione per cui Feigel non lo ha citato (in un itinerario che va da Aristotele a Kate Tempest passando per Sigmund Freud, esiliato a Londra proprio in quel quartiere) introducen­do Melancholi­a - A Sebald Variation, la mostra da lei curata nelle Inigo Rooms della Somerset House. L’autore degli Anelli di Saturno, a cui le opere esposte sono legate per un ennesimo viaggio della mente, ha sempre visto la malinconia come «una forma di resistenza» e «l’unica possibile risposta alla brutalità del passato». Ma se tutto questo è vero, non vale solo per la storia.

@Paolo_Lepri

«Nessun popolo è grande visto da YouTube»

Lara Feigel,

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britannica, critica letteraria e storica della cultura
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