Lara Feigel racconta l’amore tra le macerie
Caro Aldo, dopo essere vissuto adorando quasi tutto quello che ci arrivava dall’altra parte dell’Atlantico (way of life, musica, film, prodotti, tecnologia), sono arrivato alla conclusione che gli americani sono in buona parte dei cretini. Ne vuole una prova? Vada su YouTube ed inserisca, a caso i termini Browning, AR16, Barret, Kalashnikov, od altre delizie del genere. Oltre al senatore texano, (in corsa per la Presidenza!!) che si cuoce compiaciuto il suo bacon sulla canna arroventata del mitra, troverà migliaia di filmati in poligoni improvvisati dove si spara a raffica con tutto lo sparabile. Ma con in casa una strage al mese ci vuole tanto a capire che, forse, i seicento colpi al minuto è meglio lasciarli ai militari?
Fabrizio Grandi Caro Fabrizio nessun popolo è grande a guardarlo da YouTube. ono affascinata dal rapporto tra vita, letteratura e storia: nei miei libri tento di trovare nuovi modi di scrittura che permettano il loro intreccio». Lara Feigel è riuscita a rispettare questo programma. Lo dimostra il suo primo saggio, The Love-charm of Bombs, in cui gli otto terribili mesi del blitz tedesco su Londra sono raccontati attraverso le passioni di cinque romanzieri (Elizabeth Bowen, Graham Greene, Rose Macaulay, Henry Green e l’austriaca Hilde Spiel) e le pagine che sono nate sull’onda d’aria bruciante di quelle passioni.
The Bitter Taste of Victory, anch’esso inedito in Italia, è invece un’indagine sul ruolo degli artisti e intellettuali arrivati da Stati Uniti e Gran Bretagna nella Germania dell’immediato dopoguerra: da Lee Miller a Stephen Spender , da Ernest Hemingway a George Orwell. Insieme a una grande attenzione per quello che Greene chiamava il «fattore umano», in questo libro emerge una visione critica delle ambiguità che rallentarono la rinascita morale tedesca dopo la follia del nazismo. Tanto più interessante ora che questo percorso, tormentato ma compiuto, trova voci che lo rinnegano. Anche in parlamento.
Laureatasi all’università del Sussex, Feigel insegna al King’s College. Vive a West Hampstead, una zona ancora al riparo dalle fiammate di caos che si sviluppano nel centro di una città diventata in molti luoghi infernale. Qui i Rolling Stones registrarono nel 1964 il loro primo album negli studi della Decca. Qualche anno dopo quel debutto, Mick Jagger cantava I got the blues. Tristezza per una donna che, come spesso accade, se ne era andata. Niente di più. Forse è la ragione per cui Feigel non lo ha citato (in un itinerario che va da Aristotele a Kate Tempest passando per Sigmund Freud, esiliato a Londra proprio in quel quartiere) introducendo Melancholia - A Sebald Variation, la mostra da lei curata nelle Inigo Rooms della Somerset House. L’autore degli Anelli di Saturno, a cui le opere esposte sono legate per un ennesimo viaggio della mente, ha sempre visto la malinconia come «una forma di resistenza» e «l’unica possibile risposta alla brutalità del passato». Ma se tutto questo è vero, non vale solo per la storia.
@Paolo_Lepri
«Nessun popolo è grande visto da YouTube»
Lara Feigel,