TROPPE QUESTIONE SOTTOVALUTATA
BOMBE NUCLEARI
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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere»
Caro Aldo,
a causa della crisi Usa-Corea del Nord, il pianeta sta tremando davanti al rischio di un conflitto nucleare. Che cosa ne pensa del fatto, che nel 2016 gli Stati Uniti hanno incassato circa 40 miliardi di dollari dalla vendita di armi dei quali circa 10 miliardi di dollari, ai soli Paesi del Medio Oriente? Cosa dire poi, che sono stimate in circa 3.000 le testate nucleari fatte esplodere nel mondo, da parte di numerose nazioni (oltre a quelle recenti della Corea del Nord), dal dopoguerra ai giorni nostri? Come possiamo sperare nella pace se pensiamo che la spesa militare mondiale, è di circa 2.000 miliardi di dollari,pari a circa il 3% del Pil prodotto dal Pianeta?
La proliferazione nucleare è una delle tre grandi questioni del nostro tempo, accanto alla distruzione del lavoro in Occidente e al riscaldamento del pianeta (che alimenta i flussi migratori dall’Africa). Ma quasi nessuno ne parla. Non è considerato un argomento popolare.
Un tempo non era così. Nel dopoguerra il pericolo della Bomba era un’ossessione. Si costruivano rifugi antiatomici sotto le villette. Si giravano film strepitosi come «Il dottor Stranamore» e terrificanti come «The day after», con la scena finale dei vecchietti sopravvissuti che dopo aver litigato si abbracciano solidali davanti al fuoco. Eisenhower — non un pacifista: il vincitore della Seconda guerra mondiale — al momento di lasciare la Casa Bianca avvertiva i compatrioti della rischiosa influenza del «complesso militar-industriale» sulla politica americana. La corsa allo spazio era anche la corsa a minacciare la superpotenza rivale: la Bomba sarebbe arrivata su un missile lungo la rotta artica. Sting si augurava che pure i russi amassero i loro bambini. Dalla crisi di Cuba agli euromissili, il mondo ha tenuto il fiato sospeso per la questione nucleare; oggi derubricata a schermaglia tra Kim e Trump.
Eppure non ci sono mai state tante testate nucleari come oggi. Ed è probabile che la prossima Bomba non sia sganciata da uno Stato su un altro, ma sia un’atomica sporca finita in mano a un gruppo terroristico. Nella disattenzione del mondo.