Grazie mamma, mi hai insegnato l’indipendenza
Mia madre avrebbe compiuto 90 anni lo scorso 3 ottobre, ma se ne è andata poco prima dell’estate. Nel primo dopoguerra ha lasciato l’Appennino della linea gotica ed è partita da Montefiorino, medaglia d’oro della Resistenza, per cercare fortuna a Milano, dato che la vita da agricoltori era assai grama. È stata la sua fortuna, così è sfuggita al triste destino dei suoi fratelli. Ha fatto la cuoca, la tata e la cameriera. A metà degli anni 50, le è stato offerto un lavoro a Londra, ha ottenuto il passaporto, ma poi l’occasione è sfumata. A Londra ci siamo andate trent’anni dopo, ma il sogno si è realizzato appieno con l’amata nipote. Proprio perché non aveva potuto studiare, mi ha sempre spronato a realizzarmi nel lavoro e a essere autonoma. E quando ha avuto la possibilità, lei stessa ha frequentato il corso delle 150 ore, per il diploma di terza media che ha ottenuto a 50 anni. Mi accompagnava ai concerti. Mi ha lasciato viaggiare e andare all’estero. E ha conquistato amici italiani e stranieri con i suoi manicaretti. Quando poi è arrivata la nipote Alice «bella come il sole», tutte le attenzioni si sono concentrate su di lei. La sofferenza di questi ultimi anni ha minato la sua qualità di vita, ma ha trovato tanta gratificazione nei racconti di Alice su Skype, nella musica e in qualche piatto appetitoso che le ho preparato. Non avrei potuto augurarmi una madre migliore di lei. Ogni sabato pubblichiamo il ricordo di una persona che ci ha lasciato