Incontrada: la parola curvy non ha senso Ti piacciono i jeans stretti? Indossali
La bellezza non è solo una questione di centimetri. Vanessa Incontrada lo ha capito a 19 anni, quando sognava di fare la modella e si presentava con il «rialzino» dentro alle scarpe. «Appena mi dicevano di toglierle, per me era finita: non ero abbastanza alta per sfilare». Però quella ragazza piaceva a tutti e in passerella c’è finita lo stesso, e più volte. Ora che ha 38 anni ne è ancora convinta. «Essere belle vuol dire essere femminili. Quando mi dicono che una donna è curvy non capisco: è una parola che si è inventata la gente senza pensare che qualsiasi taglia indossi, una donna rimane una donna, punto e basta».
Con un completo pijama in velluto, i capelli rossi raccolti in modo composto, parla soprattutto di punti di seduzione da recuperare. «La rincorsa verso il mondo maschile ci ha premiate sotto tanti aspetti, ma vedo anche che abbiamo trascurato la nostra femminilità». Così quando le è stato chiesto di disegnare una nuova capsule per Elena Mirò, già in vendita nei negozi secondo la filosofia del «see now, buy now», Vanessa Incontrada si è ispirata a se stessa. Una mamma lavoratrice, senza l’ossessione della linea, con tante occasioni diverse durante l’arco della giornata.
La collezione, che ha sfilato martedì sera a Milano nel negozio di Piazza Scala completamente rinnovato, è un inno alla libertà di espressione. Pochi i volumi over, molti i jeans elasticizzati, i tocchi lingerie, tanto velluto. Tra i capispalla cappotti in check rosso e un vero e proprio elogio del poncho, uno dei capi d’elezione della stilista. E poi la sorpresa accessori, con baschi in pelle e cuissardes rossi con il tacco medio, grande tendenza del 2017.
Il messaggio è chiaro: anche una taglia 48 può indossare le stesse cose di una 38. «Ti piace lo stivalone e il jeans stretto? Bella stupidaggine non farlo perché qualcuno ti ha detto che sei curvy», spiega Vanessa, che ha pensato a capi
comodi dalla mattina alla sera, «senza dover passare da casa per cambiarsi». Non mancano i volumi maxi «perché io stessa adoro indossare un maglione over con legging in pelle e magari un bel paio di stivali».
Il claim della collezione è il sorriso. «Cerco sempre di trovare il lato positivo delle cose, sorridere mi dà forza, e vorrei aiutare tutti a farlo. Questa collezione è per donne, se dovessi farla per gli uomini ci metterei lo stesso entusiasmo». Ma c’è anche tanta artigianalità, messa in evidenza dai metri da sarto usati sulle modelle come cinture e anche dalle «cartamodelle» in passerella, per raccontare il percorso e il lavoro che sta dietro alla creazione di un capo. «Con questa collezione — dichiara Hans Hoegstedt, ceo di Miroglio Fashion — facciamo un altro passo in avanti verso le donne. E poi inauguriamo la nuova boutique, un rinnovamento che ha dietro una storia milanese. Il presidente onorario della Camera della moda Mario Boselli ci segue da sempre e lo scorso anno mi ha chiesto: “Ora dovete fare più bello che si può il negozio di piazza Scala, perché è un biglietto da visita per chi entra in città”. Direi che con questo nuovo spazio abbiamo esaudito il suo desiderio».