Osare su un divano (con orso polare) La design community dei fratelli Mazzei
Monica e Valerio, creatori di Edra 30 anni fa «Le linee di Zaha Hadid, le corde dei Campana Quante volte abbiamo sfidato l’impossibile»
incipit è la A di «archetipo», definito come «un’idea, un prototipo che si tramanda nel tempo». A rappresentarlo, l’immagine di un divano-architettura a spirale, rosso, inserito con naturalezza tra volute, marmi e affreschi al centro di uno storico foyer. È il capitolo di apertura del volume «Edra. Our story» ma è anche il fotogramma simbolico che ha accolto i 400 ospiti alla festa dei 30 anni del marchio, lunedì scorso a Firenze, al Teatro della Pergola: nel più antico teatro d’Italia sono andati (letteralmente) in scena gli arredi, le persone e le idee che li hanno creati.
Una celebrazione certo, ma con la capacità di far toccare con mano quanto un oggetto possa essere atemporale. Guardando quel divano rosso, il Tatlin, è impossibile ascriverlo a un periodo preciso della storia del design, invece quello che balza agli occhi è la sua capacità di arredare qualunque luogo, entrando a farne parte. Creando, assieme, un «paesaggio». Ma c’è di molto più. Ed è quello che emerge dal racconto corale di Monica e Valerio Mazzei, i due fratelli fondatori di Edra, e dei designer che, nel tempo, sono entrati a far parte di una specie di famiglia allargata, una community nata su un sentire condiviso: l’entusiasmo di sperimentare assieme, provando ogni volta a sfondare i limiti tecnici, per trovare nuove idee funzionali ma racchiuse in forme espressive quasi artistiche, capaci di entrare in relazione affettiva con noi.
In principio c’era la Mazzei, fondata nel 1949 in terra toscana, produttore di arredi per tutta la casa, e il prologo di Edra fu da fornitrice tessile per quei mobili. I due fratelli erano giovanissimi ma già in azienda (Monica, poco più che ventenne, in carico della parte decorativa, Valerio, nemmeno trentenne, laureato in economia, invece alla gestione) e con la voglia di qualcosa di nuovo. L’incontro con Massimo Morozzi fece il resto: «Aveva creato una collezione per Mazzei e gli chiedemmo un’idea per Edra. Lui ci propose un progetto con gli studenti della Domus Academy, dove allora insegnava. Ne scelse quattro e noi demmo il brief: delle sedute con forme inedite e materiali innovativi», raccontano. Era il luglio 1997, nacquero «I nuovissimi», esposizione alla galleria Gio Marconi: «Fummo i primi a osare presentarsi con dei pezzi di giovani sconosciuti. Un successo inatteso. Li portammo al salone di Colonia, altro successo. E da lì si iniziò».
Morozzi art director e i due fratelli a trovare idee nuove con lui: «Un servizio su Casa Vogue, la casa di Zaha Hadid, in una sorta di stalla arredata con sedute pazzesche che seguivano lo spazio, disegnate da lei. Andammo a proporle di produrre noi quei pezzi. Pensare che il costo degli stampi dei divani equivaleva al fatturato di un anno...», ricorda Valerio. Mai la paura delle sfide più estreme, a patto che unissero visione artistica, tecnologia e alta manifattura: «Masanori Umeda, artista-designer giapponese, viaggiava per l’Europa con modelli di sedute-fiore impossibili, in cerca di chi gliele realizzasse. Ci buttammo». Maestria sì, ma soprattutto coinvolgimento: emotivo, nel progetto e nel risultato. «Con Francesco Binfarè abbiamo iniziato nel 1993 con il primo divano a cuscini “variabili” che seguono la postura del corpo. Per arrivare quest’anno al Pack, una grande seduta-banchisa con schienale centrale a forma di orso sdraiato: un corpo che ti rassicura, uno slancio affettivo di cui tutti sentiamo il bisogno», dice Monica. I fratelli Campana, scovati in Brasile e lanciati da loro: «Qualcuno ci mostrò una foto della loro poltroncina a strati di corda sovrapposta. Non fu facile trovarli, ma ci riuscimmo e nacque la “Vermelha”», ricordano. Ultimo arrivo, Jacopo Foggini: «Ci fa brillare tutti con le sue sedie in policarbonato», sorride Valerio.
Un semplice schizzo su un foglio, tutto nasce così: «Conta il sogno. Poi, assieme, cerchiamo come renderlo realtà», dicono i Mazzei e lo confermano le parole, partecipate, dei designer presenti. Uno su tutti, Binfarè: «Se fossi vissuto nel ‘500, nel cercare chi fosse disposto a fare i miei pezzi, sarei andato dal Papa. Oggi ho trovato una grande impresa italiana che sa rischiare, con un po’ di follia, per dare una forma a ciò che non esiste». Trasformando, persino, un orso polare adagiato in un morbido divano. Visionari I fondatori di Edra, Monica e Valerio Mazzei, sul divano Pack, design Francesco Binfarè, del 2017 ● Il volume «Our story. A journey through beauty» (Skira, pag. 196, 55 euro), celebra i 30 anni di Edra
I giovani «Nel ‘97 il progetto con gli studenti della Domus Academy: fu un successo inatteso»