Ilva, nel piano della cordata ArcelorMittal 4.200 esuberi e contratti Jobs act
Diecimila e non di più. E tutti riassunti ex novo, quindi con le regole del Jobs act senza le garanzie dell’articolo 18. A poche ore dall’inizio della trattativa sindacale che prenderà il via lunedì 9 ottobre al ministero dello Sviluppo economico, i nuovi proprietari dell’Ilva — la cordata Am InvestCo tra ArcelorMittal e Marcegaglia — hanno scoperto le carte. Con una lettera inviata ai sindacati, hanno messo nero su bianco che intenderanno avvalersi di 9.930 dipendenti in Italia, cui si aggiungono i 70 delle società francesi Socova e Tillet che rientrano nel perimetro del gruppo. Per arrivare alla cifra tonda di 10 mila dipendenti che ne lascia fuori 4.200 rispetto ai 14.200 attuali (di cui fino a 4.100 in cassa integrazione). Nel dettaglio, 7.600 sarebbero impiegati a Taranto, 900 a Genova, 700 a Novi ligure, 160 a Milano.
Gli esuberi saranno utilizzati nelle attività di ambientalizzazione del sito di Taranto gestito dall’amministrazione straordinaria: «Al termine del confronto — hanno assicurato sia il ministro per la Coesione territoriale, Claudio De Vincenti, che la vice ministro allo Sviluppo economico, Teresa Bellanova — nessun lavoratore rimarrà senza tutele reddituali e occupazionali». I 10 mila lavoratori di cui si avvarrà ArcelorMittal, invece, saranno assunti ex novo da Am InvestCo. Nella lettera scritta ai sindacati si chiarisce che per i 10 mila lavoratori non vi sarà «continuità rispetto al rapporto di lavoro intrattenuto dai dipendenti con le società, neanche in relazione al trattamento economico e all’anzianità». I nuovi contratti seguiranno quindi le norme stabilite dal Jobs act con la perdita delle garanzie dell’articolo 18. Inoltre, i lavoratori che verranno selezionati per l’assunzione (secondo criteri da fissare durante la negoziazione e che molto probabilmente saranno di natura tecnico-produttiva) dovranno firmare anche «verbali di conciliazione» rinunciando «a ogni pretesa connessa ai precedenti rapporti di lavoro».
I sindacati hanno risposto a muso duro alla lettera: lunedì a Taranto sono previste 8 ore di sciopero. Per Fiom, Uilm, Fim e Usb «la procedura è irricevibile». «Dialogo e mediazione», invece, ha auspicato l’arcivescovo di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco.
Intanto, per la seconda volta, Fabio e Nicola Riva (famiglia ex proprietaria dell’Ilva) si sono visti respingere a Milano la richiesta di patteggiamento, rispettivamente a 5 e 2 anni di carcere, concordata con la Procura: il gup ha detto no ritenendo la pena «incongrua».