Com’è «Inquieta» Dacia Maraini
Domani a Savona la scrittrice riceverà il riconoscimento, quest’anno dedicato all’universo femminile
Tra i mille premi che assediano chi ama la letteratura ce n’è uno un poco diverso: «L’Inquieto dell’anno». Questa volta toccherà a Dacia Maraini. La scrittrice è una tipa che non ama strillare le proprie idee. Ma le sa far volare alte sopra le risse di quei «Bar Sport» che fanno adesso in televisione.
Quelli del Circolo degli inquieti di Savona vanno da tempo a caccia di gente che intenda l’inquietudine come la intendono loro: la voglia di conoscere, di capire, di non fermarsi mai davanti al dubbio.
Domani sera Dacia Maraini riceverà un prestigioso premio: euro zero ma un drappo di lino con un raffinato ricamo che dice «Inquieto dell’anno» dentro una pentola di terracotta «sghimbescia» che vuol dire asimmetrica, irregolare, schiacciata da un lato, con i manici storti. Il tutto non è privo di significati. Vuol dire: anche tu, cara Dacia, sei «sghimbescia», non sei ortodossa.
Poi è ovvio che il presidente del Circolo degli inquieti arricchisca di contenuti la scelta: «Viaggiatrice culturale diretta sempre verso mete insolite — dice Paolo De Santis — nella vita, nel lavoro, nell’impegno per riconoscere i diritti delle donne e di tutti, a cominciare dagli ultimi, quelli che soffrono di più le ingiustizie del mondo».
All’universo femminile è girata quest’anno tutta la Festa degli inquieti.
Si comincia con «Le lune antenate», parole per dire che il conflitto maschio-femmina comincia qualche migliaio di anni fa. E non è ancora risolto: Dioniso, baccanti, gnostici, cristiani, streghe, suffragette, maschi repressori. Ci ragionerà il politologo e storico Giorgio Galli. E poi «Donne violenza e diritto», un altro slogan per significare che sarà pure stato abolito il delitto d’onore nel non lontano 1981, ma che la bilancia della giustizia, ancora oggi, non pende con gli stessi pesi dalla parte delle donne e da quella degli uomini. Ne parleranno la magistrata Fiorenza Giorgi e l’avvocato Andrea Scella.
Ci sarà anche spazio per una rivelazione laica. Dice De Santis: «La costellazione della Vergine non rappresenta la Madonna, ma Dike, “la Giustizia”, vergine incorrotta come la descriveva Platone. Però Dike si sente un po’ maltrattata dagli esseri umani che oggi come allora tendono a violare appena possono le regole della giustizia e così, amareggiata e vilipesa, Dike se ne va, abbandona gli esseri umani e forma nella volta stellata la sua immagine stellare».