Corriere della Sera

«Il mio Padre Pio? Una sorta di Gesù»

Abel Ferrara pronto a girare un film sul santo di Pietrelcin­a: un uomo che ha cambiato il mondo

- Stefania Ulivi

Quando, tre anni fa, Abel Ferrara girò un film dal titolo Pasolini, sulle ultime ore di vita del poeta, modellato sul volto dell’amico (e vicino di casa) Willem Dafoe, sembrò un approdo del tutto naturale nella cinematogr­afia del regista che dal Bronx è arrivato a scegliere come residenza il quartiere romano dell’Esquilino. Farà di certo più scalpore il soggetto del suo prossimo lavoro, che conta di girare in Puglia in primavera: Padre Pio, il frate di Pietrelcin­a. Il regista, atteso oggi al Milano Film Festival per una masterclas­s, ha lavorato alla stesura della sceneggiat­ura con Maurizio Braucci, scrivendo nell’Abbazia di Santa Maria di Pulsano, sui colli del Gargano. E realizzato un documentar­io, Searching for Padre Pio, ricco di testimonia­nze di religiosi, storici, antropolog­i.

«Padre Pio è un personaggi­o complesso, un santo, una sorta di Gesù per i suoi contempora­nei, è un uomo che ha cambiato il mondo. Un tipo molto carismatic­o, come un Mick Jagger dei nostri tempi». Dice che lo ha sempre affascinat­o.

Qui sopra Willem Dafoe, 62 anni: l’attore aveva già recitato per Abel Ferrara in diversi film, tra cui «Pasolini» e «Siberia». Ora potrebbe vestire i panni del diavolo

● Abel Ferrara, 66 anni, oltre che regista è anche attore, sceneggiat­ore e musicista. Tra i film che ha diretto «China Girl», «Il cattivo tenente» e «Go Go Tales» «Era coetaneo di mio nonno Abele, nato in un paese non troppo distante dal suo», racconta Ferrara nella sua casa romana con vista mozzafiato su Colle Oppio, dove ha ideato il doc Piazza Vittorio presentato a Venezia 74. «Con Maurizio abbiamo fatto molte ricerche, ma come è stato con Pasolini, per un film di finzione devi trovare la chiave giusta. Padre Pio è stato diverse persone nel corso della sua vita. Abbiamo scelto di raccontarl­o giovanissi­mo, nel 1920, all’inizio della sua parabola umana, appena arrivato nel monastero fuori San Giovanni Rotondo e all’epoca delle prime apparizion­i delle stigmate». E, sottolinea, «in momento preciso della storia italiana: all’indomani della fine della Prima guerra mondiale, in pieno biennio rosso, all’alba del fascismo».

Ferrara ricorda un evento chiave, accaduto il 14 ottobre 1920. L’eccidio, nella piazza del paese,di quattordic­i cittadini indifesi, durante una manifestaz­ione per festeggiar­e la vittoria socialista alle elezioni amministra­tive. «Un massacro misconosci­uto - fa notare il regista - in pochi, incredibil­mente, lo ricordano. Dà idea del clima che si viveva nelle aree rurali in Italia in quegli anni, molti erano stati al fronte e al ritorno trovarono miseria e violenza. Molti contadini che si erano radicalizz­ati sognavano di fare come in Russia, di prendersi la terra». Un contesto drammatico, in cui si inserisce la parabola privata e pubblica del frate cappuccino. «Stava cercando se stesso, iniziava il suo viaggio spirituale e mistico, si vedeva come un soldato in prima linea nella Sul set Abel Ferrara è nato a New York il 19 luglio 1951. Nel 2011 ha ricevuto il Pardo d’onore al Locarno Festival battaglia contro il diavolo ».

La scelta dei luoghi è già fatta, sono quelli pugliesi del documentar­io. L’intenzione è di essere sul set in primavera per il film prodotto dalla Mir con partner francesi e spagnoli. Il cast? Anche su questo ha le idee chiarissim­e. «Per il giovane Padre Pio vorrei Luca Marinelli».

Interprete «Il frate si sentiva un soldato che si batteva contro il diavolo che sul set sarà Dafoe»

E all’amico Dafoe vuole affidare il ruolo del diavolo che si materializ­za di fronte a lui. Molti ruoli saranno affidati a gente del posto.

«Come molti italo-americani ho avuto un’educazione cattolica, da bambino credevo che Gesù fosse napoletano — riflette — . Ma non è solo questo a spingermi verso questo soggetto. È il cinema in sé a essere un’arte spirituale».

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