Corriere della Sera

L’amarezza di Ventura «Difficile vincere se non si crea gioco»

Chiellini: «Paghiamo ancora il tonfo con la Spagna»

- Paolo Tomaselli

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

La tradiziona­le esultanza da gorilla di Chiellini poteva essere il segnale, con l’Italia pronta a tuffarsi nella giungla dei playoff. Ma la Nazionale non è ancora una tribù che balla e anche il pallone non danza mai. O, per usare un verbo caro al c.t. Ventura, «frulla» pochissimo. Contava vincere. E magari anche convincere. Nessuno dei due obiettivi è stato raggiunto. E il commissari­o tecnico deve incassare un’altra serata negativa, dopo quella di Madrid. Senza contare che la vittoria su Israele era arrivata con un’altra prestazion­e deludente. Come questa: «Qui siamo stati deludenti soprattutt­o nel secondo tempo — sottolinea Ventura —. Abbiamo perso anche dei giocatori (leggero risentimen­to al flessore per Barzagli, ndr), mentre altri accusavano la fatica, perché nei loro club non giocano. Così si è smarrito il filo conduttore che nel primo tempo c’era stato, con palle gol create senza subire niente e un vantaggio meritato. Nel secondo tempo è scesa la condizione e questo ha inciso, perché poi perdi lucidità e non sviluppi niente. È impossibil­e fare risultato se non proponi gioco. E poi ci sta prendere un tiro in porta e un gol».

Ventura è amareggiat­o: quello che lo aspetta sarà un autunno caldo. Ed evocare i risultati dei predecesso­ri, che comunque avevano lasciato l’Italia al 10° posto del ranking (prima di ieri sera era al 17°), non serve. E non è passato inosservat­o nemmeno in Federazion­e. Ma l’inizio dei guai è stato a inizio settembre, con la sconfitta netta al Bernabeu contro la Spagna: «Se lo continuiam­o a ripetere tutti i giorni… — chiosa il c.t. —. Il tempo ci dirà chi siamo. Vediamo quello che faremo in Albania. Se andremo agli spareggi ce li giocheremo come logico che sia. Sperando che tornino gli assenti e che chi gioca poco, lo faccia di più».

Giorgio Chiellini, il gorilla dall’urlo spezzato, sullo spartiacqu­e di Madrid ha idee più esplicite: «Quella sconfitta ha tolto entusiasmo, quello che serve per lavorare bene, arrivare prima sul pallone, fare le giocate. Ci eravamo fatti delle illusioni o delle convinzion­i. È stato un brusco arresto, ma dobbiamo ripartire: con il lavoro, che è l’unico segreto e anche con spensierat­ezza e personalit­à. I fischi? Ci stanno, perché questo è il primo vero passo falso che facciamo: mi sarei dato uno schiaffo da solo…». Anche sui fischi del suo vecchio stadio, Ventura la vede diversamen­te: «Sono anche meritati per il secondo tempo — riconosce il c.t. —, ma l’Italia per principio non dovrebbe mai essere fischiata perché rappresent­a tutti noi. Il secondo tempo non è stato positivo: noi dovremmo aiutare il pubblico ad applaudirc­i, ma il pubblico dovrebbe aiutarci a reagire». Meglio non chiedere a Ventura se è preoccupat­o. Perché è da un anno che la stessa domanda si ripete: «Me lo continuate a chiedere. Adesso dobbiamo solo recuperare dei giocatori e fare un po’ di calcio serio per centrare l’obiettivo». Calcio serio. Ovvero: si può solo fare meglio. Perplesso Gian Piero Ventura, 69 anni, commissari­o tecnico della Nazionale dal giugno del 2016. Prima aveva guidato il Torino per cinque stagioni. Ha portato i granata in A nel 2012 e poi in Europa League nel 2014 (Reuters)

Calcio serio Il c.t.: «Per centrare l’obiettivo recuperiam­o giocatori e cerchiamo di fare calcio serio»

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