L’amarezza di Ventura «Difficile vincere se non si crea gioco»
Chiellini: «Paghiamo ancora il tonfo con la Spagna»
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
La tradizionale esultanza da gorilla di Chiellini poteva essere il segnale, con l’Italia pronta a tuffarsi nella giungla dei playoff. Ma la Nazionale non è ancora una tribù che balla e anche il pallone non danza mai. O, per usare un verbo caro al c.t. Ventura, «frulla» pochissimo. Contava vincere. E magari anche convincere. Nessuno dei due obiettivi è stato raggiunto. E il commissario tecnico deve incassare un’altra serata negativa, dopo quella di Madrid. Senza contare che la vittoria su Israele era arrivata con un’altra prestazione deludente. Come questa: «Qui siamo stati deludenti soprattutto nel secondo tempo — sottolinea Ventura —. Abbiamo perso anche dei giocatori (leggero risentimento al flessore per Barzagli, ndr), mentre altri accusavano la fatica, perché nei loro club non giocano. Così si è smarrito il filo conduttore che nel primo tempo c’era stato, con palle gol create senza subire niente e un vantaggio meritato. Nel secondo tempo è scesa la condizione e questo ha inciso, perché poi perdi lucidità e non sviluppi niente. È impossibile fare risultato se non proponi gioco. E poi ci sta prendere un tiro in porta e un gol».
Ventura è amareggiato: quello che lo aspetta sarà un autunno caldo. Ed evocare i risultati dei predecessori, che comunque avevano lasciato l’Italia al 10° posto del ranking (prima di ieri sera era al 17°), non serve. E non è passato inosservato nemmeno in Federazione. Ma l’inizio dei guai è stato a inizio settembre, con la sconfitta netta al Bernabeu contro la Spagna: «Se lo continuiamo a ripetere tutti i giorni… — chiosa il c.t. —. Il tempo ci dirà chi siamo. Vediamo quello che faremo in Albania. Se andremo agli spareggi ce li giocheremo come logico che sia. Sperando che tornino gli assenti e che chi gioca poco, lo faccia di più».
Giorgio Chiellini, il gorilla dall’urlo spezzato, sullo spartiacque di Madrid ha idee più esplicite: «Quella sconfitta ha tolto entusiasmo, quello che serve per lavorare bene, arrivare prima sul pallone, fare le giocate. Ci eravamo fatti delle illusioni o delle convinzioni. È stato un brusco arresto, ma dobbiamo ripartire: con il lavoro, che è l’unico segreto e anche con spensieratezza e personalità. I fischi? Ci stanno, perché questo è il primo vero passo falso che facciamo: mi sarei dato uno schiaffo da solo…». Anche sui fischi del suo vecchio stadio, Ventura la vede diversamente: «Sono anche meritati per il secondo tempo — riconosce il c.t. —, ma l’Italia per principio non dovrebbe mai essere fischiata perché rappresenta tutti noi. Il secondo tempo non è stato positivo: noi dovremmo aiutare il pubblico ad applaudirci, ma il pubblico dovrebbe aiutarci a reagire». Meglio non chiedere a Ventura se è preoccupato. Perché è da un anno che la stessa domanda si ripete: «Me lo continuate a chiedere. Adesso dobbiamo solo recuperare dei giocatori e fare un po’ di calcio serio per centrare l’obiettivo». Calcio serio. Ovvero: si può solo fare meglio. Perplesso Gian Piero Ventura, 69 anni, commissario tecnico della Nazionale dal giugno del 2016. Prima aveva guidato il Torino per cinque stagioni. Ha portato i granata in A nel 2012 e poi in Europa League nel 2014 (Reuters)
Calcio serio Il c.t.: «Per centrare l’obiettivo recuperiamo giocatori e cerchiamo di fare calcio serio»